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LA FRANCIA CONTRO IL FAST FASHION SI APPRESTA AD INTRODURRE UNA TASSA SUI CAPI DI ABBIGLIAMENTO LOW COST

Capitanio (Federmoda Veneto e Ascom Padova): “Provvedimento che dovrebbe adottare anche l’Italia”

Bertin (Confcommercio Made in Italy): “Produzioni che incidono sulle emissioni, sullo sfruttamento del lavoro e sulla qualità dei prodotti”

La Francia contro il fast fashion e dunque contro Shein.

Il Senato transalpino ha infatti approvato all’unanimità una proposta di legge destinata a contrastare il modello economico della moda ultra-veloce.

Il testo, già approvato lo scorso anno dall’Assemblée nationale, deve ora passare il vaglio (non prima dell’autunno) della commissione mista prima dell’adozione definitiva e della notifica alla Commissione Europea.

“La proposta francese - riferisce da Firenze, dove è impegnato a Pitti Immagine Uomo, il presidente di Federmoda Confcommercio Veneto e Ascom Padova, Riccardo Capitanio - introduce sanzioni economiche, divieti pubblicitari, nuove responsabilità per influencer e piattaforme: tutte misure tese a contenere l’impatto ambientale e sociale della moda “usa e getta” che anche qui da noi si è sviluppata con non pochi problemi, anche sotto il profilo sanitario, considerati i materiali con cui vengono realizzati i capi”.

Scendendo più nel dettaglio, va detto che la proposta francese prevede l’introduzione di un eco-contributo fino ad un massimo di 10 euro a capo (tutto questo a partire dal 2030), che non potrà comunque superare il 50% del prezzo al dettaglio, oltre a un divieto assoluto di pubblicità per i brand che producono in modo intensivo.

“Le norme -continua Capitanio - non si abbatterebbero sui marchi europei come Zara, H&M e Kiabi, ritenuti più radicati sul territorio, anche se le produzioni quasi mai vengono effettuate nel vecchio continente”.

A preoccupare il governo francese (ma per Capitanio dovrebbe preoccupare anche quello italiano) sono i numeri del colosso cinese: nei soli 15 giorni che sono trascorsi tra il 22 maggio e il 5 giugno, Shein ha lanciato in media 7.220 nuovi articoli al giorno, contro i 290 di H&M nella categoria femminile.

“Sono dati - sottolinea il presidente di Confcommercio Veneto e Ascom Padova, Patrizio Bertin nella sua veste di responsabile nazionale, per Confcommercio, del Made in Italy e del Sense of Italy - che certificano un modello industriale ad altissima intensità produttiva, con conseguenze dirette sulle emissioni, lo sfruttamento del lavoro e la qualità dei prodotti”.

Per contrastare il fenomeno, l’Unione Europea si è mossa per introdurre una tassa sui piccoli pacchi provenienti da aziende extra-UE, compresi colossi come Temu, che dovrebbe variare dai 2 ai 4 euro.

Un’ulteriore stretta al commercio online che, se introdotta, punterebbe ad arginare l’ondata di spedizioni low-cost non soggette agli standard comunitari.

“L’industria tessile - conclude Capitanio - è tra le più inquinanti e meno regolamentate nel commercio internazionale.

Spero che la legge francese funga da apripista in Europa, bilanciando la libertà d’impresa con la tutela dell’ambiente, dei lavoratori e dei consumatori”.

Bruxelles saprà raccogliere la sfida?

PADOVA 17 GIUGNO 2025