Nuove percentuali di compensazione per il regime speciale IVA, ComunicatoCon Comunicato 15 febbraio 2016 il MEF rende noto che il D.M. 26 gennaio 2016, relativo alle percentuali di compensazione, di cui al regime speciale IVA per il settore agricolo, applicabili alle cessioni di prodotti lattiero-caseari e di animali vivi, sarà a breve pubblicato nella Gazzetta Ufficiale.In particolare, dal 1° gennaio 2016, sono innalzate al 10% le percentuali di compensazione applicabili alle cessioni di latte fresco non concentrato né zuccherato e non condizionato per la vendita al minuto, esclusi yogurt, kephir, latte cagliato, siero di latte, latticello (o latte battuto) e altri tipi di latte fermentati o acidificati, nonché alle cessioni degli altri prodotti compresi nel n. 9) della tabella A, parte I, allegata al DPR n. 633/1972, escluso il latte fresco non concentrato né zuccherato, destinato al consumo alimentare, confezionato per la vendita al minuto, sottoposto a pastorizzaz ione o ad altri trattamenti previsti da leggi sanitarie. Inoltre, per il solo anno 2016, è innalzata al 7,65% la percentuale applicabile alle cessioni di animali vivi della specie bovina (compresi gli animali del genere bufalo) ed al 7,95% la percentuale relativa alle cessioni di animali vivi della specie suina. |
IRPEF sul canone di locazione dovuta da entrambi i coniugi comproprietari anche se il contratto è intestato ad uno solo: OrdinanzaCon Ordinanza 11 febbraio 2016, n. 2771, la Corte di Cassazione ha precisato che i coniugi comproprietari di un immobile sono tenuti entrambi al pagamento dell'IRPEF sul canone di locazione, nonostante il contratto sia intestato ad uno soltanto.In particolare, i Giudici, ai sensi dell'art. 26 TUIR, hanno chiarito che "la comunione legale esistente sul bene locato attribuisce ai coniugi pari poteri gestori e di conseguenza anche obblighi fiscali [.] senza rilevanza del fatto che il contratto di locazione fosse stipulato da uno solo comproprietario". |
La "spallata" al collega non è qualificabile come "rissa" e non legittima il licenziamentoIn materia di licenziamento, la Corte di Cassazione con la Sentenza n. 2830 del 12 febbraio 2016, ha dichiarato l'illegittimità del provvedimento adottato dal datore di lavoro nei confronti di un lavoratore reo di aver "dato una spallata" ad un collega, senza però dare seguito a tale comportamento, per questo accusato di "rissa" e di conseguenza licenziato per giusta causa ai sensi del contratto collettivo.I giudici della Corte Suprema, in linea con le sentenze di merito, hanno evidenziato che la nozione giuridica di "rissa" prevede la partecipazione di più soggetti, e non solo due come nel caso in specie, ed inoltre è connotata da un carattere di violenza tale da costituire pericolo per l'incolumità pubblica. Non ricorrendo, nel caso in specie, tali caratteri, come peraltro risulta dalle testimonianze, il licenziamento è stato dichiarato illegittimo. |
NASpI: non spetta ai lavoratori che risolvono consensualmente il rapporto con aziende al di sotto dei 15 dipendentiIl Ministero del Lavoro, in una Nota pubblicata il 15 febbraio 2016 sul sito del Ministero del Lavoro, avvisa che la risoluzione consensuale del rapporto di lavoro, nel caso di aziende al di sotto dei 15 dipendenti, non comporta per il lavoratore interessato il diritto alla NASpI.Il riconoscimento della NASpI spetta solo in caso di risoluzione consensuale a seguito del tentativo obbligatorio di conciliazione di cui all'articolo 7 della Legge n. 604/1966 come modificato dall'articolo 1, comma 40, della Legge n. 92/2012. |
Niente mobbing per la negazione del diritto alle ferieSecondo la Corte di Cassazione non sussistono gli estremi del risarcimento per mobbing nei confronti del dipendente cui non viene assicurato il diritto alle ferie a causa del sovraccarico di lavoro, a nulla rilevando la presenza di una perizia medica che evidenzia una lesione psico-fisica riconducibile alle vicende del rapporto di lavoro.In particolare la Suprema Corte, con la Sentenza n. 2920 del 15 febbraio 2016, ha rilevato la mancata prova da parte del lavoratore della persecuzione nei suoi confronti, ribadendo che per la configurabilità del mobbing devono ricorrere una serie di comportamenti persecutori che, con intento vessatorio, siano posti in essere contro la vittima in modo sistematico e prolungato nel tempo, direttamente dal datore di lavoro o da un suo preposto o da altri dipendenti, sottoposti al potere direttivo dei primi. |