COMMERCIO ANNIENTATO DALLA MANOVRA MONTI.
PER INOLTRARE LA NOSTRA RABBIA E A GENNAIO “SBARCO VIA MARE” A PALAZZO FERRO FINI PER SOSTENERE LA NUOVA LEGGE REGIONALE”
“Siamo le prime vittime del colpo di Stato perpetrato da alcune frange dei partiti ai danni di quanti, in questo Paese, hanno il solo torto di lavorare e produrre”.
E’ durissimo il primo commento di Fernando Zilio, presidente dell’Ascom Confcommercio di Padova, nei confronti della manovra Monti là dove affronta la questione delle nuove norme in materia di commercio.
“Come nella migliore tradizione della casta – continua Zilio – anche il neoministro-banchiere Passera, lui stesso definitosi “figlio di commercianti”, non più tardi di un paio di settimane fa, all’assemblea di Confcommercio, aveva garantito che l’attenzione nei nostri confronti non sarebbe mancata. Se l’attenzione è questa sarebbe stato meglio che non ci avesse degnato di uno sguardo!”
Non accetta, il presidente dell’Ascom, di vedere il commercio annientato da un governo di professori che usa il commercio come il più classico specchietto per le allodole: si liberalizzano aperture ed orari dei negozi e così si dà in pasto all’opinione pubblica l’idea che qualcosa si è fatto.
“In verità – continua - non si è fatto un bel nulla se non un danno immane non solo al comparto del commercio ma alla stessa vivibilità delle nostre città e dei nostri paesi”.
“E’ evidente – aggiunge il presidente dei commercianti padovani – che ancora una volta sono stati privilegiati quanti hanno il “potere contrattuale” di mettere in ginocchio il Paese pur disponendo di numeri limitati ma di supporter molto “qualificati“. Questo significa che il governo Monti, che avrebbe dovuto “liberare” le capacità imprenditoriali e professionali del Paese, “libera” soltanto ciò che rimaneva della già ben nota liberalizzazione di Bersani. In altre parole: dal momento che il commercio di vicinato è diffusissimo ma non può mettersi di traverso a via della Conciliazione, né può decidere di non vendere il Viagra, diventa il capro espiatorio dell’ennesimo prelievo forzoso da parte di uno Stato pieno di debiti che, così come avvenne con Amato e poi con Prodi, non trova di meglio che addossare i propri errori ad un ceto medio fatto di lavoratori che con sacrificio hanno avuto l’ardire di avere pochi debiti”.
Dunque, serve una mobilitazione che dia la misura dell’insoddisfazione di un mondo che è sì parcellizzato, ma anche molto diffuso.
“Credevo, a torto, che l’uscita di scena del governo Berlusconi ci avesse “tarpato le ali” della protesta. Vedo invece con sommo dispiacere che dovremo tornare a far sentire la nostra voce. Già questa mattina ho investito del problema il presidente di Confcommercio nazionale, Carlo Sangalli, nelle mani del quale sono pronto a rassegnare le mie dimissioni da consigliere nazionale se non ci sarà un’azione forte che dia la misura della nostra rabbia”.
E perché alle parole non manchino di seguire i fatti, all’Ascom di Padova, dal 15 dicembre, ha istituito una casella di posta elettronica dove i commercianti potranno indirizzare tutto il loro disappunto.
“Attraverso Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. – fa saper il presidente – vogliamo dare voce a chi, nonostante le tante belle promesse, viene negato il diritto di esistere. Perché di questo si tratta: le liberalizzazioni, così come sono previste in manovra, determineranno la chiusura di migliaia di esercizi e la perdita del lavoro per migliaia di lavoratori”.
Le stesse e-mail verranno poi “girate” a Confcommercio perchè ne faccia buon uso nelle sedi ritenute più opportune.
Ma il livello nazionale non sarà l’unico sul quale l’Ascom di Padova intende esercitare la propria pressione.
“Se non altro per ciò che riguarda le nuove aperture – continua il presidente dei commercianti padovani – le Regioni dovrebbero ancora avere potestà in materia purchè decidano entro 90 giorni dall’entrata in vigore della nuova norma. Per questo, a gennaio, “sbarcheremo” (nel senso che arriveremo dal mare) a Palazzo Ferro Fini per convincere la politica regionale a non perdere tempo e sostenere, in questo modo, l’azione positiva dell’assessore Isi Coppola. Perché solo la Regione può salvare questo territorio, abbandonato da Roma!”.
15 DICEMBRE 2011
LA MANOVRA MONTI DISTRUGGE IL COMMERCIO
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