Home

DOPPIO ALLARME DALL'ASCOM DI PADOVA

commerciocinese

CENTRI COMMERCIALI A RISCHIO DI INFILTRAZIONI MAFIOSE E QUASI 100 MILIONI DI EURO DI TASSE EVASE NEL SOLO PADOVANO DAL COMMERCIO CINESE
Stretti in una morsa che rischia di annientarli.
Per questo i commercianti padovani dell’Ascom Confcommercio hanno deciso di denunciare il doppio fenomeno: da un lato, infatti, incombe l’avanzata del commercio cinese, che a Padova, in zona industriale, ha ormai impiantato una vera e propria "Chinatown degli affari" e dall’altro si teme per la progressiva infiltrazione delle mafie che hanno deciso di "investire" in Veneto su outlet e grandi strutture di vendita.
"A dir la verità – commenta un preoccupato ma anche battagliero Fernando Zilio, presidente dei commercianti padovani – l’allarme sulle mafie non è nostro ma della Dia, la direzione investigativa antimafia che, nei giorni scorsi, ha segnalato come camorra e mafia si stiano facendo largo nei centri commerciali, mentre la 'ndrangheta abbia puntato le proprie attenzioni su villaggi-outlet, nel franchising e nei punti vendita delle grandi griffe".

D'altra parte il Veneto è una regione ricca e operare come veri e propri imprenditori "rappresenta - scrive la Dia nella propria relazione semestrale depositata dal Ministero dell'Interno in Parlamento - un mezzo per riciclare il denaro sporco, ma anche uno strumento per consolidare il potere illegale sul territorio attraverso l'offerta di impieghi nell'indotto lavorativo"
"Di questo - continua Zilio - si dovrà per forza di cose tener conto nel momento in cui si andrà a legiferare, a livello regionale, in materia di nuove grandi strutture di vendita e di outlet. Autorizzarne infatti la creazione significherà aprire le porte ad una malavita forte e organizzata che, evidentemente, non aspetta altro che di insinuarsi nel nostro tessuto sociale peraltro con una tecnica che non desta allarme tra la popolazione perchè condotta silenziosamente".
Ma anche se silenziosa, l'avanzata della criminalità sembra un dato di fatto. Lo testimoniano i dati relativi all'usura. Dalle 20 denunce del 2006 si è infatti passati alle 26 del 2010 con un netto aumento in termini percentuali rispetto alle altre aree del Paese dove il fenomeno è invece in calo.
"Evidentemente - aggiunge il presidente dell'Ascom - per la malavita è più semplice trasferire i propri interessi sul commercio visto che il codice antimafia imposto alle aziende ne rallenta l'operatività per ciò che riguarda gli appalti nelle grandi opere. Inserirsi invece in outlet e grandi strutture di vendita rappresenta un investimento a basso rischio (per la malavita) e ad altissimo (per noi) visto che non solo un outlet o un centro commerciale rischiano di portarci mafia & Co. in casa, ma anche perchè la loro realizzazione distugge il tessuto commerciale fatto di piccoli esercizi che sono il presidio del territorio contro la piccola criminalità. In buona sostanza: grande e piccola criminalità si saldano grazie all'avvento di queste mega strutture e questa è un'ipotesi che deve farci riflettere tutti: imprenditori e politici".
Ma per un rischio che si profila, un altro è invece già ben presente ed è legato allo sviluppo esponenziale del commercio cinese nel padovano ed, in particolare, nell'insediamento massiccio di esercizi all'ingrosso nella zona industriale del capoluogo.
"E' stato calcolato - mette in evidenza Zilio - che nel nostro territorio il volume d'affari annuo del commercio cinese sfiori ormai i 100 milioni di euro. Un fiume di denaro che non contribuisce minimamente al bene della comunità in generale dal momento che, come ha denunciato l'Associazione Contribuenti Italiani, l’Italia si insedia al primo posto in Europa per l’evasione fiscale della comunità cinese e nei distretti dove la comunità cinese è maggiormente presente (quindi anche Padova), è stato rilevato un indice di evasione fino al 98%. E' evidente che bisogna subito rafforzare i poteri di verifica e controllo fiscali conferendo poteri di Polizia tributaria ai Vigili urbani ed ai Carabinieri. Da sola la Guardia di Finanza, che a Padova, sotto la guida del colonnello Ivano Maccani, opera da tempo con successo non solo sul fronte dell’evasione fiscale ma anche su quello dei sequestri di merce contraffatta e pericolosa per la salute, non può fronteggiare un’evasione (ed un'invasione) così diffusa".
D'altra parte i "blitz" dell'Ascom all'interno degli esercizi cinesi, sia a Padova che a Prato, hanno ampiamente dimostrato che le parole "fattura" e "scontrino" non sembrano traducibili nella lingua mandarina.
"Purtroppo - sottolinea il presidente dell'Ascom di Padova - a fronte di una manovra del governo che rischia di falcidiare gli esercizi corretti sotto i colpi dell'Iva in aumento e delle nuove norme sanzionatorie in materia fiscale, nulla si fa per contrastare chi, come il commercio cinese, evade sistematicamente e impunemente imposte locali, Irpef e Iva, cioè quelle tasse basilari connesse al commercio".
Un calcolo, sempre riferito dall'Associazione Contribuenti Italiani, fa crescere l’evasione fiscale da parte delle imprese cinesi in Italia del 32.6 per cento rispetto all’anno precedente. A Prato, sempre secondo la stessa associazione, "su un campione di 100 dichiarazioni dei redditi presentate da confezionisti cinesi per il 2010 è emerso che a fronte di 200mila euro di imposte da pagare, l’Agenzia delle entrate non ha riscosso nulla".
"Quando si chiedono sacrifici al Paese - conclude Zilio - si deve avere anche il coraggio e l'autorevolezza per affrontare problemi come questi. Ma siccome nella classe politica non c'è coraggio e nemmeno autorevolezza (d'altra parte come si fa a contrastare i cinesi in casa nostra se siamo costretti ad elemosinare dalla Cina Popolare i soldi per restare a galla?), è più facile colpire i "soliti noti" lasciando proliferare commerci illegali che non sono dannosi solo per i prodotti tossici, ma anche perchè sottraggono risorse".

 

28 SETTEMBRE 2011

logocasta_2