E’ DI BASSISSIMO PROFILO E NON SONO SOLO LE APERTURE DOMENICALI A PREOCCUPARCI”
Non di sole aperture domenicali è fatta la preoccupazione dei commercianti per la manovra economica del governo.
“Una manovra di bassissimo profilo – attacca il presidente dell’Ascom, Fernando Zilio – che non tocca minimamente, se non in via teorica, l’unica cosa che la gente perbene si sarebbe aspettata, ovvero il “dimagrimento” dei privilegi della casta e, per contro, introduce tutta una serie di “innovazioni” che non possono non preoccupare una categoria come la nostra impegnata in una difficile congiuntura fatta di inflazione in crescita e di consumi in calo”.
Dunque, una manovra che non va incontro alle esigenze dei commercianti e, più in generale, degli operatori del terziario. Anzi.
“Il discorso delle aperture è quello che, in queste ore, sta facendo più notizia, ma, ripeto, non è l’unico. La prospettiva dell’aumento dell’Iva, scongiurato per il momento ma pronto per minare la già scarsa propensione agli acquisti dei consumatori, pende come una spada di Damocle sulle nostre teste e sembra foriero di altri aggravi tributari”.
Di più. A guardar bene tra i diversi articoli del provvedimento governativo, ve n’è uno che potrebbe avere effetti devastanti sull’urbanistica visto che richiama la possibilità di una riqualificazione delle aree dismesse in deroga alle norme urbanistiche.
“E a cosa si pensa – continua Zilio – quando si parla di riqualificare aree dismesse se non a realizzare mega centri commerciali? La verità è che la tanto declamata “strada verso il federalismo” è interrotta ad ogni piè sospinto e dopo le tasse che non diminuiscono al centro ed aumentano in periferia, adesso è la volta dei provvedimenti che sarebbero di competenza regionale ma che vengono imposti dal centro!”
E qui la questione delle aperture festive cade a fagiolo.
“La liberalizzazione delle aperture domenicali e festive e l’abolizione della mezza giornata di chiusura infrasettimanale – commenta amaramente il presidente dell’Ascom – pur se “in via sperimentale”, non potrà essere indolore e sarà tanto più invasiva quanto meno saranno chiare le regole che dovranno stabilire quali siano le “località turistiche” e le “città d’arte”. Non vorremmo infatti che, per agevolare qualche grande struttura o qualche outlet, venissero spacciate per località turistiche anche comuni che vantano un capitello del Settecento. Noi invece siamo convinti non solo che città d’arte e località turistiche debbano essere individuate con precisione e giustificazione, ma anche che si limiti la portata del provvedimento ai centri storici, sulla falsariga di quello che abbiamo attuato in questi ultimi due anni qui a Padova”.
Come dire: della politica c’è poco da fidarsi.
“Il problema – aggiunge ancora Zilio – è che iniziative magari anche corrette in via di principio, da noi finiscono sempre per trasformarsi in abuso. E’ il caso, tanto per fare un paio di esempi, di alcuni agriturismi che di produzione propria hanno ben poco e dei mercati a “chilometro zero” che, come è stato documentato dal nostro presidente mandamentale di Cittadella, vendono prodotti che di chilometri ne fanno parecchi anche perché vengono comprati al Maap e spacciati per prodotti del proprio fondo”.
Non di sole aperture domenicali è fatta la preoccupazione dei commercianti per la manovra economica del governo.
“Una manovra di bassissimo profilo – attacca il presidente dell’Ascom, Fernando Zilio – che non tocca minimamente, se non in via teorica, l’unica cosa che la gente perbene si sarebbe aspettata, ovvero il “dimagrimento” dei privilegi della casta e, per contro, introduce tutta una serie di “innovazioni” che non possono non preoccupare una categoria come la nostra impegnata in una difficile congiuntura fatta di inflazione in crescita e di consumi in calo”.
Dunque, una manovra che non va incontro alle esigenze dei commercianti e, più in generale, degli operatori del terziario. Anzi.
“Il discorso delle aperture è quello che, in queste ore, sta facendo più notizia, ma, ripeto, non è l’unico. La prospettiva dell’aumento dell’Iva, scongiurato per il momento ma pronto per minare la già scarsa propensione agli acquisti dei consumatori, pende come una spada di Damocle sulle nostre teste e sembra foriero di altri aggravi tributari”.
Di più. A guardar bene tra i diversi articoli del provvedimento governativo, ve n’è uno che potrebbe avere effetti devastanti sull’urbanistica visto che richiama la possibilità di una riqualificazione delle aree dismesse in deroga alle norme urbanistiche.
“E a cosa si pensa – continua Zilio – quando si parla di riqualificare aree dismesse se non a realizzare mega centri commerciali? La verità è che la tanto declamata “strada verso il federalismo” è interrotta ad ogni piè sospinto e dopo le tasse che non diminuiscono al centro ed aumentano in periferia, adesso è la volta dei provvedimenti che sarebbero di competenza regionale ma che vengono imposti dal centro!”
E qui la questione delle aperture festive cade a fagiolo.
“La liberalizzazione delle aperture domenicali e festive e l’abolizione della mezza giornata di chiusura infrasettimanale – commenta amaramente il presidente dell’Ascom – pur se “in via sperimentale”, non potrà essere indolore e sarà tanto più invasiva quanto meno saranno chiare le regole che dovranno stabilire quali siano le “località turistiche” e le “città d’arte”. Non vorremmo infatti che, per agevolare qualche grande struttura o qualche outlet, venissero spacciate per località turistiche anche comuni che vantano un capitello del Settecento. Noi invece siamo convinti non solo che città d’arte e località turistiche debbano essere individuate con precisione e giustificazione, ma anche che si limiti la portata del provvedimento ai centri storici, sulla falsariga di quello che abbiamo attuato in questi ultimi due anni qui a Padova”.
Come dire: della politica c’è poco da fidarsi.
“Il problema – aggiunge ancora Zilio – è che iniziative magari anche corrette in via di principio, da noi finiscono sempre per trasformarsi in abuso. E’ il caso, tanto per fare un paio di esempi, di alcuni agriturismi che di produzione propria hanno ben poco e dei mercati a “chilometro zero” che, come è stato documentato dal nostro presidente mandamentale di Cittadella, vendono prodotti che di chilometri ne fanno parecchi anche perché vengono comprati al Maap e spacciati per prodotti del proprio fondo”.