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INFLAZIONE IN AGGUATO CON L’AUMENTO DELL’IVA.

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ZILIO (ASCOM PADOVA): “SPESE OBBLIGATE (BOLLETTE, AFFITTI, SERVIZI BANCARI,.ECC.) QUASI AL 40% E DUNQUE SEMPRE MENO SOLDI NELLA DISPONIBILITA’ DELLE FAMIGLIE PER I CONSUMI “LIBERI”

L’aumento di un punto dell'aliquota Iva dal 20 al 21% comporterà inevitabilmente una fiammata inflazionistica (dallo 0,1% in più a settembre allo 0,4% in più a novembre e dicembre) e una contrazione di consumi (non solo dei beni colpiti dall'aumento) nell'ordine dello 0,3-0,5%.
“Se qualcuno pensava che l’aumento dell’Iva – ha dichiarato il presidente dell’Ascom Confcommercio di Padova, Fernando Zilio – fosse indolore, avrà modo di ricredersi. L’aumento dell’Iva, infatti, colpisce le fasce medio-basse, accentua il rischio-inflazione, non risponde all'esigenza di recuperare l'evasione Iva, deprime i consumi e non incoraggia crescita e sviluppo".
Ma sbaglia anche chi ritiene che la responsabilità degli aumenti possa essere ascritta ai commercianti.
“Nei giorni scorsi – ha detto ancora Zilio – ho evidenziato come un minuto dopo l’entrata in vigore dell’Iva al 21%, le autostrade fossero aumentate in misura ben maggiore a dimostrazione che sono le spese obbligate quelle sulle quali deve appuntarsi l’attenzione dei consumatori e delle loro rappresentanze”.
E a riprova di quanto affermato dal presidente dell’Ascom, ecco uno studio di Confcommercio che conferma come tra il 1970 e il 2010 la quota di consumi assorbita dalle cosiddette spese obbligate (bollette, affitti, servizi bancari e assicurativi, carburanti, eccetera) sia quasi raddoppiata, passando dal 23,3% sul totale dei consumi a poco meno del 40%. Nello stesso periodo, la quota di consumi "liberi" delle famiglie - quelli cioè per beni e servizi commercializzabili - si è ridotta passando, nel complesso, dal 76,7% al 61,2% con una forte contrazione per gli alimentari la cui quota si è più che dimezzata (dal 36,1% del 1970 al 15,1% del 2010).
“L'incidenza delle spese obbligate sui consumi e sul potere di acquisto delle famiglie – ha detto ancora Zilio – la dice lunga su chi, forte di una liberalizzazione mai avvenuta, ha giocato al rialzo. E a che rialzo!”.
Scorrendo lo studio di Confcommercio si scopre infatti che tra le spese fisse, le maggiori quote, in valore, sono destinate all'abitazione (57,4%) e ad assicurazioni e trasporti (25%). Quanto alle dinamiche dei prezzi, i consumi obbligati mostrano, tra il 1970 e il 2010, un'inflazione mediamente superiore al 60% rispetto a quella delle spese libere.
Gli over 65 che vivono da soli destinano ai "consumi di base" - cioè spese fisse più quelle per l'alimentazione domestica - oltre i tre quarti della spesa media mensile. Sul totale dei consumi liberi, le coppie senza figli spendono più di un terzo per i servizi (viaggi, pasti fuori casa, spettacoli, benessere personale, eccetera); per le famiglie numerose con 3 o più figli, invece, quasi i tre quarti delle spese libere se ne vanno per l'acquisto di beni, soprattutto alimentari.
“La crisi attuale – ha osservato ancora il presidente dell’Ascom - almeno fino al luglio scorso, era una crisi di produzione e reddito, non di consumi. Ma la caduta della fiducia dei consumatori che si è registrata ad agosto comporta un grave rischio, ovvero una nuova recessione se le famiglie ridurranno la propensione al consumo, cosa però alquanto plausibile stante l’innalzamento dell’Iva al quale, in tutti i modi, avevamo cercato di opporci”.
“Lo studio – ha concluso Zilio - ci indica qual è la situazione reale del Paese: bassa crescita, consumi stagnanti, redditi fremi, tassazione alta, aumento delle spese obbligate. E nel dirci che sono molti i settori con ampi margini per una maggiore apertura alla concorrenza, ci dice anche che senza riforme strutturali questo Paese sarà sempre più destinato al declino".

26 SETTEMBRE 2011
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