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AGENTI DI COMMERCIO: NIENTE PIGNORABILITA' PER I BENI STRUMENTALI

NIENTE PIGNORABILITA’ DEI BENI STRUMENTI DA PARTE DI EQUITALIA.
TREVISAN (AGENTI E RAPPRESENTANTI DI COMMERCIO ASCOM): “NOTIZIA IMPORTANTE CHE AIUTA IN UN MOMENTO DIFFICILE CON I “COSTI VISITA” IN CONTINUO AUMENTO”
Niente fermo amministrativo sugli automezzi dell’impresa che sono strumentali all’attività svolta. E questo perché il contribuente che ne risulta privato non è in grado di lavorare e quindi di produrre la liquidità necessaria per pagare i debiti che ha con il Fisco.
Quello che da sempre sostengono in molti, e che sostengono soprattutto gli agenti e rappresentanti di commercio dell’Ascom di Padova, è oggi trasferito nero su bianco da una sentenza della commissione tributaria della Lombardia depositata appena pochi giorni prima delle modifiche introdotte con la conversione del decreto del fare che, come noto, ha contenuto l’azione di Equitalia. L’antefatto: per un mancato pagamento di debiti tributari di 38.247,04 euro, Equitalia ha sottoposto a fermo tre automezzi di proprietà di una srl operante nel settore dell’edilizia. La società, in primo grado, è risultata vincente e la comunicazione è stata annullata. Così il concessionario della riscossione ha proposto appello. Ma i giudici di secondo grado hanno ribadito che i beni «utili per l’impresa» sono impignorabili. Di conseguenza, Equitalia deve, prima di disporre il fermo di un veicolo, verificare che lo stesso non sia uno strumento di lavoro e motivare specificatamente l’assenza di altri beni. Nel caso in esame gli autocarri facevano parte del parco dei beni strumentali utilizzati dal contribuente per lo svolgimento della sua impresa. È difficile quindi pensare – hanno argomentato i giudici – che la società riesca a far fronte ai propri debiti se le viene impedito, in forza del divieto di circolazione, di poter utilizzare gli strumenti utili per lo svolgimento della sua attività. “Una sentenza che fa chiarezza – rileva con soddisfazione il presidente degli agenti di commercio padovani dell’Ascom, Carlo Trevisan – e che mette al riparo i nostri associati da possibili traversie connesse al delicato periodo economico. Questo non significa che sia lecito non pagare le tasse, ma va distinto chi non paga perché vuole evadere da chi non paga perché non può”.
E che la situazione non sia affatto rosea per i circa 4500 agenti e rappresentanti operanti nella nostra provincia, lo testimoniano anche i dati relativi all’aumento esponenziale del cosiddetto “costo visita”.
“In effetti – continua Trevisan – i consumi ridotti, le difficoltà dei commercianti, il credito evaporato hanno fatto sì che i nostri passaggi dai clienti siano troppo spesso dei viaggi a vuoto con un evidente aumento del costo unitario delle visite dalle quali scaturiscono provvigioni sempre più esigue a fronte di costi che, per contro, aumentano a dismisura”. Basti pensare al continuo lievitare dei costi dei carburanti, delle assicurazioni, dei pedaggi autostradali.
“La sentenza lombarda – conclude Trevisan – non toglie nulla alla gravità della crisi in atto, ma almeno dà un po’ di tranquillità a chi, con grande fatica, cerca di rimanere sul mercato in attesa di tempi migliori”.

 

Padova 10 settembre 2013