“UN GOVERNO DI SEMPLICI BUROCRATI, CHE RINVIA I PAGAMENTI NONOSTANTE L’OK DELL’UNIONE EUROPEA, STA MANDANDO IL PAESE IN ROVINA”
“Pochi, maledetti e subito”.
Fernando Zilio, presidente dell’Ascom Confcommercio di Padova e coordinatore di Rete Imprese Italia rispolvera il vecchio modo di dire per stigmatizzare il comportamento del governo Monti che, pur in presenza di un via libera da parte di Bruxelles sui debiti della pubblica amministrazione, tergiversa e rinvia, se tutto va bene, al secondo semestre la liberazione di una prima tranche dei debiti (solo 20 miliardi sugli almeno 79 individuati da una stima presunta) nei confronti delle imprese. “Adesso che è caduto l’alibi dell’Unione Europea – attacca Zilio – scopriamo il vero volto dei nostri governanti: semplici burocrati che si appellano alle procedure pur di non pagare il dovuto”. “Mentre le piccole e medie imprese – continua Zilio - stanno scontando gli effetti di una crisi che si fa più lunga e profonda del previsto, e nonostante sia lunga la lista di coloro che si dicono favorevoli allo sblocco, assistiamo ora all'ennesimo rinvio di fatto e senza individuare soluzioni accettabili”. Il problema, peraltro, è grave soprattutto per le imprese dei servizi per le quali il pagamento dei debiti è questione decisiva per la stessa sopravvivenza dell'attività. “Purtroppo – ammette il presidente dell’Ascom Confcommercio di Padova - rimaniamo figli di un dio minore. Anche durante il dibattito pre-elettorale non si è parlato affatto di servizi e di turismo, ma solo di manifattura, trascurando l'evidenza, non del tutto marginale, che i servizi costituiscono circa il 75% del valore aggiunto nazionale e sono creditori, nei confronti dello Stato, per qualcosa come poco meno di 60 di quei 79 miliardi reclamati dal mondo delle imprese. L’emergenza, dunque, è nei fatti ed il constatare che ogni giorno che passa molte imprese chiudono perché lo Stato non onora i suoi debiti, questo è inaccettabile”.
Inaccettabile soprattutto perché i soldi dati alle imprese sarebbero stipendi pagati ai dipendenti e quindi soldi spesi da questi ultimi nei negozi. In altre parole: si potrebbe rimettere in moto l’economia.
“Resta comunque curioso – conclude il presidente dell’Ascom Confcommercio di Padova – che non si decida, una volta per tutte, la compensazione di debiti e crediti. Se io imprenditore devo allo Stato un tot di tasse e contributi e sono creditore per un altro tot, non dovrei fare altro che compensare i primi coi secondi. E’ un problema di correttezza e civiltà, ma per la cecità di chi ci governa sta diventando un problema di vita e di morte. Per le aziende innanzitutto, ma talvolta anche per gli imprenditori”.
Padova, 25 marzo 2013