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TERRITORIO MINACCIATO DALLE GRANDI STRUTTURE DI VENDITA

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QUESTIONE AMBIENTALE.
PASQUALETTI (VICEPRESIDENTE ASCOM CONFCOMMERCIO PADOVA): “NOI I PRIMI A COMBATTERE I SINDACI SPRECA TERRITORIO”
No all’emotività, sì al ragionamento.
Non ha voluto intervenire nei giorni dello sciopero della fame di don Albino Bizzotto  contro il disinteresse per la questione ambientale per evitare di unirsi al coro delle solidarietà non sempre cristalline, ma adesso che lo sciopero è concluso Franco Pasqualetti, vicepresidente dell’Ascom Confcommercio di Padova con delega al territorio, ritiene di dover dire qualcosa.
“Innanzitutto rivendico un diritto di primogenitura. Sono anni che noi ci battiamo per la difesa del territorio minacciato da una proliferazione di grandi strutture di vendita prive di senso se non quello di rimpinguare le casse di comuni dove operano amministrazioni miopi votate ad accaparrarsi l’uovo di oggi senza pensare che così facendo non vedranno la gallina domani”. Il riferimento è palese: sindaci “spreca territorio” che in campagna elettorale hanno sottoscritto impegni per non autorizzare nuove grandi strutture di vendita e che poi, alla prova dei fatti e con il miraggio dei soldi facili in oneri di urbanizzazione e Imu, hanno invertito la marcia per abbracciare la logica del dio denaro.
Una primogenitura, quella dell’Ascom, suffragata dai fatti e non solo, come spesso accade, dalle sole parole. Lo testimonia la lunga teoria di manifestazioni “sul campo” (Due Carrare, San Giorgio delle Pertiche, Abano Terme, Limena, Ponte San Nicolò, ecc.), che se non hanno comportato sacrifici paragonabili ad uno sciopero della fame, comunque hanno significato impegno, disagi e rinunce da parte di molti commercianti che hanno voluto difendere il loro lavoro ma anche il territorio nel quale vivono ed operano”. “Temo – continua Pasqualetti – che le molte condivisioni di questi giorni difficilmente possano diventare scelte politiche conseguenti. Di centri commerciali, di grandi strutture di vendita, di “cittadelle” pensate in vari luoghi e a vario titolo il Veneto non ha bisogno perché è già ampiamente servito. Stendere cemento in un territorio che ormai va stabilmente sott’acqua ad ogni acquazzone non è solo esercizio masochistico ma anche profondamente anti etico perché mette una seria ipoteca, negativa, sulle generazioni future”.

Ma proprio la questione delle ormai cicliche alluvioni, ad esempio, deve far riflettere sulla necessità di talune infrastrutture.

“Noi diciamo stop – aggiunge il vicepresidente dell’Ascom - alla smania di costruire nuove aree residenziali visto che ci sono migliaia di appartamenti sfitti; diciamo stop alle aree produttive quando i capannoni sono tristemente vuoti o, peggio, occupati da chi fa della contraffazione il proprio credo commerciale e diciamo stop alle nuove grandi strutture di vendita perché il Veneto è praticamente saturo e ogni nuovo insediamento non fa altro che togliere vita ai centri storici lasciandoli privi di negozi e drammaticamente destinati al degrado. Però non diciamo stop al futuro e dunque il nostro non può essere un “no” indiscriminato a qualsiasi iniziativa infrastrutturale perché una scelta di questo tipo ci condannerebbe ad un progressivo, inesorabile declino”.
Servono dunque scelte consapevoli ma serve, soprattutto, una politica responsabile.
“Ed esattamente con l’obiettivo di richiamare la politica alle proprie responsabilità – conclude Pasqualetti - l’Ascom e la Confcommercio veneta si sono battute, a livello regionale, perché nella legge sul commercio si ponesse la massima attenzione sul recupero piuttosto che sulla nuova edificazione e si favorisse l’insediamento cittadino, in aree dunque già urbanizzate, piuttosto che edificare ex novo in zone periferiche”.
Obiettivo raggiunto in parte a dimostrazione che le resistenze sono ancora tante e che per Pasqualetti e C. le manifestazioni non possono dirsi esaurite.

 

PADOVA 30 AGOSTO 2013