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LA SINDROME DA QUARTA SETTIMANA E’ DIVENTATA CRONICA

BARBIERATO (ASCOM PADOVA): “UNA DIVERSA DISTRIBUZIONE DEGLI 80 EURO, FORSE, AVREBBE POTUTO FARE QUALCOSA”
Alla faccia di chi crede ancora che sia solo un modo di dire, la sindrome della quarta settimana, diagnosticata nel 2004, è ormai diventata cronica.
A rivelarlo è un’indagine dell’Iri che ha documentato come negli ultimi sette giorni del mese le vendite di bevande crollino del 3,3% rispetto alle tre settimane precedenti.
Calano anche gli acquisti di prodotti per l’igiene personale che segnano -2,6%, mentre quelli per la pulizia della casa arretrano del 2,2 per cento. L’indagine dell’Iri non sonda comparti come l’abbigliamento/calzature dove la quarta settimana, a giudizio degli operatori, è un pianto greco di dimensioni ciclopiche, tanto che taluni operatori del comparto hanno innovato la loro proposta commerciale.
Resiste solo l’alimentare, che dieci anni fa aveva contribuito all’emersione del fenomeno quando, in un colpo solo, carne e latticini avevano perso il 10 per cento di vendite e che oggi, a forza di strette di cinghia, segna una lieve flessione dello 0,3 per cento.
L’indagine dell’Iri, a dire il vero, sostiene che non tutto il male verrebbe per nuocere (consumatori più evoluti, più consapevoli e responsabili e in grado, se occorre, di rinunciare alle voci di spesa meno prioritarie), ma ciò non toglie che minori spese significhino soprattutto minori disponibilità di denaro.
“La verità – commenta Federico Barbierato, direttore generale dell’Ascom Confcommercio di Padova – è che il consumatore ha imparato a comprare solo quello di cui ha realmente bisogno e per ogni prodotto cerca il prezzo più coerente con la qualità che vuole. Per fortuna, sotto questo punto di vista e almeno per ciò che riguarda la nostra provincia, la variabile “prezzo”, seppur importante, non è poi così decisiva e questo permette ai punti vendita alimentari di vicinato di sopravvivere seppur con difficoltà”.
Abbandonata da tempo la figura del consumatore che al supermercato buttava dentro il carrello senza porsi poi chissà quanti problemi, oggi si è in presenza di scelte più oculate, più ragionate e, per questo, meno “consumistiche”.
“La contrazione di consumi – continua Barbierato – è evidentemente un problema, prima di tutto, per le famiglie e, in secondo luogo, per i commercianti, soprattutto per quelli dei negozi di vicinato che devono contrastare l’ormai quotidiana promozione”.
Un contrasto che, come si è detto, avviene ormai solo sul piano della qualità che, per evidenti motivi, rimane appannaggio di numeri sempre più esigui.
“Non vi è dubbio – conclude il direttore dell’Ascom – che ogni nucleo familiare sia depositario e gestisca al momento una sua storia particolare e una sua problematica. Per cui non si possono accomunare le situazioni e risolverle con misure di carattere generale invocando più spesa pubblica. Sulle situazioni di indigenza, invece, si dovrebbe agire in modo mirato su chi ne ha davvero bisogno. Gli 80 euro a pioggia (cioè a chi ha poco e anche a chi ha molto) non hanno inciso per nulla sui consumi. Di più a chi ha poco, invece, forse avrebbe potuto cambiare qualcosa”.

 

Padova 9 dicembre 2014