BERTIN (PRESIDENTE ASCOM): “BISOGNA INTENSIFICARE I CONTROLLI ALLE DOGANE”
Dalla Cina, contraffatto. Ma anche da Hong Kong (che poi non è granchè diverso), e poi dalla Turchia, dall’Egitto, dalla Bielorussia e persino dalla Grecia.
I prodotti “tarocchi” arrivano un po’ dappertutto (anche se Cina e Hong Kong da sole coprono il 79% del totale), ma quel che più importa è che tengono in scacco tutti i 28 Paesi dell’Unione Europea.
I quali, a giudicare dai dati della Commissione sulle azioni delle Dogane, non è che abbiano comportamenti uniformi e, soprattutto, volumi analoghi.
“Vero è – commenta il presidente dell’Ascom Confcommercio di Padova – che ci sono Paesi più “appetiti” ed altri che lo sono meno, così come ci sono Paesi che sono solo importatori di prodotti falsi ed altri, come il nostro, che i falsi se li producono in casa”.
Evidenti i richiami di Bertin sia al polo produttivo cinese della Toscana (7.700 imprese distribuite tra Prato, dove sono oltre 4mila, e Firenze-Empoli-Pistoia) o a quello, di stampo camorristico, della Campania.
“L’Italia – continua Bertin – ha dichiarato di aver sequestrato alle proprie frontiere, nel corso del 2013 circa 5 milioni di articoli, qualcosa come il 20% in meno del 6 milioni e 100 mila dell’anno precedente pur avendo migliorato il proprio range di controlli che è passato da 5.190 a 5.492. Pochi, a prima vista, se consideriamo che la Germania ha effettuato quasi 21 mila controlli, ma tanti se il parametro di raffronto è la Grecia che di controlli ne ha effettuati solo 118”.
Semplice ragionamento: se alle frontiere il controllo fosse più capillare, forse Guardia di Finanza, Carabinieri, Polizia di Stato e Polizie Municipali avrebbero meno incombenze.
“Invece – continua Bertin – noi a Padova siamo stati (e purtroppo continuiamo ad essere) testimoni di sequestri da parte delle forze dell’ordine di svariati milioni di pezzi che hanno interessato un po’ tutti i comparti, ma in particolare abbigliamento e giocattoli”.
Abbigliamento e giocattoli che sono al top nella classifica dei “tarocchi” anche se sono in buona compagnia di medicinali, prodotti per l’igiene personale, accessori per telefoni cellulari, ovviamente alimentari, occhialeria e orologi.
“Si tratta di milioni di euro – continua il presidente dell’Ascom – che alimentano un mercato parallelo che penalizza quello regolare, in buona parte finanzia la malavita organizzata e trasferisce all’estero una ricchezza che, giocoforza, ci viene sottratta. Senza contare i rischi per la salute che l’Ascom ha documentato ma che purtroppo i consumatori non sembrano ancora aver compreso nella sua sostanziale gravità”.
Impressionanti i dati padovani: solo nel luglio dello scorso anno, un mega sequestro tolse dal mercato illegale 11 milioni di pezzi.
“Ma si tratta – conclude Bertin – forse del più eclatante ma non dell’unico. Anche grazie alla nostra azione e, soprattutto, alla collaborazione instaurata con le istituzioni (Prefettura, Camera di Commercio, Guardia di Finanza, ecc.) Padova è diventata un punto di riferimento nella lotta alla contraffazione. Un punto di riferimento che se da un lato dà atto della volontà di contrasto, dall’altro non fa altro che certificare che Padova è uno dei poli europei della contraffazione come dimostrano i centri ingrosso cinesi sorti come funghi in zona industriale”.
Padova 4 settembre 2014