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CONTRAFFAZIONE: ECONOMIA E OCCUPAZIONE IN FUMO

IL CONTRAFFATTO IN ITALIA: 4,5 MILIARDI DI RICCHEZZA PERDUTA E 80 MILA POSTI DI LAVORO CANCELLATI.
IN PROVINCIA DI PADOVA: CIRCA 200 MILIONI DI FATTURATO E PIU’ DI 2.000 POSTI CHE SE NE VANNO IN FUMO.
BERTIN (PRESIDENTE ASCOM): “CHIUDERE L’”HUB” DELLA CONTRAFFAZIONE IN ZONA INDUSTRIALE PER RILANCIARE LA ZIP”
Negozi che chiudono (oltre 10mila, in Italia, da gennaio ad aprile), ma mercato del contraffatto che non conosce crisi.
Magliette, borsette, cinture, scarpe sportive o sandali estivi. Acquistati su bancarelle improvvisate o online, in ogni caso contraffatti, sottraggono, ogni anno, al settore, oltre 26 miliardi di euro di fatturato legale e circa 363mila posti di lavoro nell’Unione europea. Mentre l’Italia ci rimette 4,5 miliardi di ricchezza aggiuntiva e, complessivamente, sino a 80mila occupati in meno. Per Padova poi, secondo una stima dell’Ufficio Studi dell’Ascom, qualcosa come poco meno di 200 milioni di euro e qualcosa di più di 2mila posti di lavoro che se ne vanno in fumo.
“Finalmente – dichiara il presidente dell’Ascom, Patrizio Bertin – non siamo solo noi a dirlo, ma è l’Uami (l’Ufficio per l’Armonizzazione del Mercato Interno, cioè l’agenzia europea per la proprietà intellettuale), che in uno studio certifica che le vendite di abiti, scarpe e accessori contraffatti nella Ue equivalgano, per i produttori, i distributori e i rivenditori al dettaglio legittimi di tutta l’Unione a oltre 26 miliardi di euro di introiti all’anno persi, pari al 10 % circa delle vendite legali nei 28 Paesi dell’Unione.
I mancati introiti si traducono in una perdita diretta di 363mila posti di lavoro perché l’industria legittima vende meno di quanto farebbe in assenza del fenomeno della contraffazione e, di conseguenza, impiega meno lavoratori”.
Dati impressionanti quelli diffusi dalla Uami che ha stimato anche l’impatto indiretto del commercio di prodotti contraffatti. Se si tiene conto dell’effetto a cascata che la contraffazione determina sui fornitori, le imprese legittime della Ue accusano un calo di vendite pari a 43,3 miliardi di euro a causa della contraffazione, con una perdita di circa 518mila posti di lavoro.

“Sono anni – continua Bertin – che noi puntiamo il dito sulla contraffazione. Ne abbiamo fatto un appuntamento annuale di denuncia, abbiamo compiuto sopralluoghi nei diversi ingrosso cinesi che in questi anni hanno trasformatola Zip in un “hub” del taroccato, abbiamo denunciato come produttori e i rivenditori di prodotti contraffatti non paghino tasse né contributi previdenziali e, soprattutto, distruggano posti di lavoro “legali”. Ebbene: le nostre denunce, il nostro attivismo, le nostre collaborazioni con forze dell’ordine ed istituzioni hanno sortito sì qualche effetto in termini di sequestri di prodotti, ma non sono riusciti ad arrivare alla chiusura di queste strutture palesemente fuorilegge”.

I danni? Come abbiamo visto enormi, soprattutto nel nostro Paese (non per niente si parla di “made in Italy” quando si vuol parlare di qualità) e soprattutto in danno delle piccole imprese. Perché se nel Regno Unito la media di dipendenti nella filiera verticale di abbigliamento e accessori (tra produzione,
distribuzione all’ingrosso e al dettaglio) è di 24 dipendenti per azienda, si scende a 12 in Germania e a 4 in Italia, Francia e Spagna (la media europea è di 6 addetti).
“Non bastasse l’”hub” della Zip che andrebbe invece riqualificata – continua il presidente dell’Ascom – da qualche tempo stiamo osservando ad una vera e propria proliferazione di “negozi virtuali” che compaiono, ad esempio, su pagine Facebook e che vendono agli “amici” online o in “open days” organizzati ad hoc”.
Tarpare le ali alla distribuzione, dunque, e bloccare la produzione e l’importazione di capi contraffatti.
“Ma prima ancora – conclude Bertin – convincere i potenziali acquirenti che un acquisto “tarocco” è un concentrato di negatività: distrugge posti di lavoro, fa pagare più tasse agli onesti, è dannoso per la salute (tantissimi prodotti sono cancerogeni) e alimenta il sottobosco malavitoso. Ecco perché chi ha responsabilità politica sia nazionale che locale dovrebbe intervenire con decisione. E intervenire con decisione significa chiudere i concentrati di illegalità con i quali siamo costretti a confrontarci. Ad armi assolutamente impari!”.

 

 

Padova 23 luglio 2015