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DELIBERE SUI CENTRI COMMERCIALI DI ABANO E MONSELICE

LE AMMINISTRAZIONI COMUNALI DI ABANO E MONSELICE ADOTTANO PROVVEDIMENTI URBANISTICI PRO CENTRI COMMERCIALI IN PROSSIMITA’ DELLA PASQUA.
BERTIN (PRESIDENTE ASCOM): “EQULIBRIO GEOLOGICO A RISCHIO E DESERTO COMMERCIALE”
Le delibere di giunta sui centri commerciali? Ad ogni festa comandata, quasi che la “distrazione” per la festa sia un elemento importante per far passare decisioni controverse.
Per cui, puntuale con l’arrivo della Pasqua, sono arrivate anche le delibere delle giunte comunali di Monselice e di Abano Terme volte ad autorizzare la costruzione di nuove grandi strutture di vendita attraverso l’adozione di un piano particolareggiato (Abano) o l’approvazione di un piano urbanistico attuativo (Monselice). Cose in parte note, in altre autentiche novità.
“Il problema – commenta Patrizio Bertin, presidente dell’Ascom di Padova – è che sembrano cadere nel vuoto gli avvisi dei geologici che segnalano che il Veneto ha perso in un arco di tempo di circa 40 anni, ben il 18% della superficie coltivata che, tanto per rendere l’idea, è l’equivalente della provincia di Rovigo”.
La superficie agricola coltivata, in questo senso, è scesa dal 54% al 44% e gli studiosi sostengono che quando in pianura il terreno coltivato è inferiore alla metà della superficie complessiva l’equilibrio geologico è a rischio.
“Come stiamo sostenendo da tempo – continua il presidente dell’Ascom – riteniamo che sia importante riqualificare l’esistente. Invece, così come deciso dalle amministrazioni di Monselice ed Abano Terme, si tendono ad autorizzare nuovi insediamenti che sottraggono territorio e mettono in gravissima difficoltà il commercio di vicinato. A nulla poi sembrano valere i nostri “avvisi” nei confronti dei sindaci che si incaponiscono nel riproporre il trito e ritrito refrain dei nuovi posti di lavoro che invece, è ampiamente dimostrato, non solo aumentano, ma diminuiscono perché attorno ad un centro commerciale, per molte decine di chilometri, si crea il deserto commerciale con la perdita del posto di lavoro per titolari e dipendenti espulsi dal mercato. Senza contare che un nuovo centro ne cannibalizza uno vicino”.
Se alla cementificazione aggiungiamo poi che mancano le grandi opere come la messa in sicurezza dei grandi fiumi, è evidente che un freno va posto provvedendo a riconvertire i capannoni, com’è successo in Germania, in strutture del tempo libero, attraverso società di trasformazione costituite ad hoc, finanziate in parte dal pubblico, in parte dal privato.
“Il problema – conclude Bertin – è che i continui tagli statali agli enti locali mettono i sindaci nella condizione di reperire fondi che la costruzione di centri commerciali garantiscono in termini di opere di urbanizzazione e di Imu. Solo che per un pugno di euro si devasta il territorio e si annienta il piccolo commercio che, al di là dell’aspetto economico, gioca anche un ruolo importante sul piano del presidio anti-degrado”.

 

Padova, 8 aprile 2015