416 MILA POSTI DI LAVORO IN PERICOLO IN ITALIA SE L'UNIONE EUROPEA CONCEDESSE LO STATUS DI "ECONOMIA DI MERCATO"ALLA CINA.
BERTIN (PRESIDENTE ASCOM PADOVA): "I NOSTRI RAPPRESENTANTI A BRUXELLES FACCIANO DIGA CONTRO QUESTA POTENZIALE CATASTROFE"
L'allarme è di quelli che non sottovalutare perché sarebbero qualcosa come 416.200 i posti di lavoro che sparirebbero solo in Italia e ben 3 milioni e mezzo in tutta Europa.
Una catastrofe che si materializzerebbe se l'’Unione Europea concedesse lo status di "Economia di Mercato" (MES) alla Cina.
"Già questo -– commenta il presidente dell’Ascom, Patrizio Bertin - dovrebbe bastare ed avanzare per convincere l’UE a lasciar perdere, ma evidentemente le pressioni della Repubblica Popolare Cinese stanno trovando “sponde” interessate ma per me incomprensibili”.
Infatti se questa qualificazione tecnica venisse concessa alla Cina, come richiesto da Pechino, l'UE perderebbe per sempre la capacità di definire margini anti-dumping adeguati sulle merci cinesi importate con strategie sleali di dumping. Questo danneggerebbe gravemente la competitività della manifattura europea, con conseguenze drammatiche per le economie del vecchio continente.
A mettere in allarme l'Ascom (che sull'argomento “commerci cinesi” vanta anni di denunce e di battaglie) è stato ancora una volta Antonio Selvatici, l'autore dei "libri neri" sulla contraffazione che ha rilanciato lo studio della Trade and Manufacturing Policy Research dell'EPI che ha avvertito che "abbandonare la possibilità di ottenere una protezione dalle pratiche di dumping finanziate dallo Stato esporrebbe i produttori dell'UE a un'ondata di prodotti a basso prezzo dalla Cina, distruggendo i posti di lavoro e gli investimenti produttivi nel settore manifatturiero".
"La speranza -– continua Bertin -– è che, visto che tra i Paesi maggiormente colpiti, oltre all'Italia, ci sarebbero il Regno Unito, la Francia, la Polonia e, soprattutto, la Germania, l'UE non si dimostri o troppo accondiscendente o troppo distratta. E poco importa se i settori più colpiti sarebbero acciaio, ceramica, alluminio, carta, vetro, componenti per auto, chimica e il settore delle tecnologie ambientali, che già soffrono la concorrenza cinese, perché oltre 400mila posti di lavoro in meno significherebbero 400mila famiglie senza reddito e, dunque, senza possibilità di consumi con una ricaduta che mi rifiuto persino di valutare".
La preoccupazione nasce, ovviamente, da una semplice constatazione: la Cina non è una economia di mercato e dunque non può essere riconosciuta come tale dai responsabili politici dell'UE anche perché se non concedono il MES alla Cina Paesi come gli Stati Uniti ed il Giappone, perché mai dovrebbe farlo la UE?
"Rivolgo un appello ai politici ed in particolare ai nostri rappresentanti al Parlamento Europeo - ha concluso Bertin - perché facciano diga nei confronti di un riconoscimento che porterebbe solo problemi e nessun vantaggio".
Padova 23 settembre 2015