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FRANCESCHINI E IL LIMITE DEI 1000 EURO IN CONTANTI

IL MINISTRO FRANCESCHINI RITIENE OPPORTUNO MODIFICARE IL LIMITE DEI 1000 EURO IN CONTANTI.
IL PRESIDENTE DELL’ASCOM, BERTIN: “FINALMENTE VERREBBE TOLTO UN LIMITE CHE PENALIZZA COMMERCIO E TURISMO”
Che sia un problema serio l’Ascom lo sta dicendo da quando il provvedimento ha fatto la sua comparsa, prima con limite dei 5mila, poi con quello dei 2.500 ed infine con quello, ben più gravoso, dei mille euro.
Adesso però, complice forse l’imminenza dell’Expo, il limite di spesa di 1.000 euro in contanti diventa "un problema serio", soprattutto in riferimento al turismo, anche per il ministro Dario Franceschini.
"Penso – ha dichiarato Franceschini in commissione Attività produttive alla Camera - che un ragionamento specifico sul turismo si possa fare, anche perchè la norma serve per ridurre l'evasione in Italia e non da parte dello straniero".
Ed ha aggiunto: "In alcune zone del Paese questo limite è un fenomeno di dissuasione della presenza del turista”.
“Non solo qui da noi è un fenomeno di dissuasione – commenta il presidente dell’Ascom, Patrizio Bertin – ma è anche una pesante limitazione per tutti quei negozi del lusso che hanno a che fare con turisti facoltosi che preferiscono pagare in contanti”.
E’ il caso dei cinesi, così come lo era stato quello dei russi, oggi più in difficoltà, che nei negozi delle nostre terme, a fronte di spese consistenti, dovevano scontrarsi con una burocrazia per loro incomprensibile che non di rado li faceva desistere dall’acquisto.
“Un’ipotesi “tafazziana” – continua Bertin – per un Paese che non naviga nell’oro e che, per sistemare i conti, dovrebbe puntare molto sul turismo. Invece, con l’obiettivo, tutto da dimostrare, di combattere evasione e riciclaggio finisce per penalizzare non solo il turismo ma anche attività come quelle del Maap, il Mercato Agroalimentare di Padova, dove i compratori stranieri non di rado chiedono di poter fare acquisti in contanti”.

Che poi il turismo venga spesso individuato come un “bancomat” attivabile in qualsiasi momento quando serve fare cassa, lo dimostra la vituperata tassa di soggiorno, applicata a “macchia di leopardo” nel senso che alcuni comuni l’hanno adottata ed altri no, tutti comunque con cifre diverse il che non solo alimenta i dubbi dei turisti ma funge anche da dumping tra un comune e l’altro. Ebbene, anche sulla tassa di soggiorno (per la quale a Padova l’assessore Grigoletto sta pensando a forme di contenimento) Franceschini ha voluto segnalare che "Parlamento e governo dovranno davvero fare un ragionamento di modifica legislativa insieme. Oggi la tassa è pagata solo da una parte dei clienti delle strutture. Il primo problema è quindi come riuscire ad ampliare la platea di chi contribuisce ai costi aggiuntivi delle città che ospitano turisti in modo equo".
Sembra dunque che chi si aspettava di vedere la tassa abolita sarà costretto a ricredersi. Al massimo potrà consolarsi col vecchio adagio “mal comune, mezzo gaudio”. Una magra consolazione!

 

Padova, 9 aprile 2015