FRATALEA CASOLINORUM: A SAN CLEMENTE LA PRESENTAZIONE DELLA PALA DEL MALOMBRA RESTAURATA CON IL CONTRIBUTO DELLA FRAGLIA DEI CASOLINI
Le prime notizie risalgono all’anno domini 1260 ma è dagli anni ‘70 del secolo scorso che la Fraglia dei Casolini Padovani, la Fratalea Casolinorun Patavinorum, che riunisce un gruppo di alimentaristi associati all’Ascom di Padova, celebra nel mese di giugno una festa solenne che si articola in due distinti momenti, la messa nella chiesa di San Clemente, chiesa storicamente vocata ad accogliere le fraglie cittadine del mondo del commercio e una cena, nel corso della quale vengono tradizionalmente raccolti i fondi che la Fratalea destina, per vocazione storica, ad associazioni che si occupano di assistenza e di azioni nel sociale.
Quest’anno in particolare la Fratalea ha potuto coronare un grande progetto che parte da lontano. Risale infatti agli anni ’80, grazie all’interesse di Ottorino Calore, un alimentarista amante di storia e tradizioni locali, la scoperta dei documenti che attestano la costituzione della Fratalea. A lui si deve inoltre la segnalazione della presenza di un dipinto in stato di abbandono nella sagrestia della chiesa di San Clemente, segnalazione raccolta e fatta propria da Walter Violato, storico presidente della Fratalea, mancato di recente.
Da questo momento il sogno di restaurare questa pala diventa una sorta di must have per la Fratalea, che si dedica a raccogliere risorse per riportare allo splendore originario la pala.
Ed ecco che finalmente, grazie al lungo e sapiente lavoro della restauratrice Valentina Piovan, è emerso nel suo splendore un autentico capolavoro della pittura seicentesca. La Pala, raffigurante San Giovanni Battista in gloria con i Santi Carlo Borromeo e Francesca Romana e databile negli anni tra il 1610 e il 1618 (probabilmente in correlazione alle date di canonizzazione dei due santi), è del pittore Pietro Malombra, e grazie al paziente e lungo lavoro di pulitura e di restituzione delle parti della tela rovinate e alterate da sovrapposizioni di vernici opache e ridipinture estese è emerso un mondo di colori vibrante sull’eco delle armonie cinquecentesche veneziane, probabilmente un esplicito omaggio dell’autore alla pittura del Tintoretto, cui largamente pare essersi ispirato nelle sue opere veneziane.
E infatti dal lavoro della Piovan emerge tutta intera un’opera caratterizzata da una gamma di colori brillanti che sono quelli tipici della seconda metà del XVI, inizi del XVII, con il blu del cielo, gli incarnati rosati dei putti dalle ali rosse e verdi, il manto di lacca viola di San Carlo Borromeo e soprattutto la veste in broccato verde e giallo oro dell’angelo al centro, tanto da aver lasciato stupita l’ispettrice Monica Pregnolato (della Soprintendenza delle Belle Arti e Paesaggio per le province di Venezia, Belluno, Padova e Treviso) per la scelta dell’opera da restaurare, a nome anche del Soprintendente Andrea Alberti della Soprintendenza Belle Arti del Veneto Orientale.
Monsignor Claudio Bellinati ha poi inquadrato l’opera nella sua dimensione padovana, esplicitando una serie di richiami storici con la realtà culturale di San Gregorio Barbarigo, che si era chiaramente ispirato al grande arcivescovo di Milano Carlo Borromeo, il San Giovanni Battista che dalla Chiesa di San Clemente idealmente guarda il Battistero del Duomo, nel cui interno sono ospitate le spoglie del vescovo di Padova Barbarigo.
Un grande merito della Fratalea quello di aver restituito alla città un’opera così bella ed evocativa, per la quale sicuramente si apre un inaspettato e vergine terreno di ricerca e di approfondimenti storico-artistici.
Padova, 6 luglio 2015