BERTIN (PRESIDENTE ASCOM): “UN DANNO PER LE IMPRESE DEL TERRITORIO: SERVONO REGOLE PRECISE, ANCHE PER LA SICUREZZA”
Sicuramente una questione economica, ma anche una questione di onestà culturale nei confronti delle nostre tradizioni.
“Le sagre vanno regolamentate: non più di 3 giorni consecutivi e la previsione di un numero massimo complessivo di eventi e di giornate di svolgimento autorizzabili dal Comune nel corso dell'anno. Solo così potremo evitare manifestazioni che nulla hanno a che vedere con le vere sagre, ma sono, né più né meno, che puri eventi commerciali, che approfittano di un regime normativo ben diverso da quello di bar o ristoranti sul fronte del fisco, della sicurezza, dei requisiti igienico-sanitari”.
Il presidente dell’Ascom, Patrizio Bertin, torna a puntare il dito contro la miriade di pseudo-sagre che, col caldo dell’estate, proliferano in ogni angolo della provincia.
“Feste paesane del terzo millennio che – continua il presidente – vengono proposte in barba alla tradizione e ai dettami del fisco con l’unico obiettivo di fare soldi”.
Bertin le paragona agli outlet: “Artificiali quelli, artificiose queste: gli outlet si sono assunti il compito di far chiudere i negozi a migliaia, queste sagre hanno evidenti ripercussioni su ristoranti e pubblici esercizi delle zone colpite da queste vere e proprie calamità che non hanno nulla di naturale”.
Attenzione: rispetto massimo nei confronti degli appuntamenti tradizionali, magari vecchi di secoli, che hanno contribuito a fare la storia e la tradizione del nostro territorio e nulla da recriminare nemmeno con le nuove proposte che giungono dalla sinergica collaborazione di più attori presenti sul territorio (amministrazioni comunali, categorie economiche, gruppi di volontariato, ecc.) e che hanno a cuore lo sviluppo del commercio e del turismo di una determinata realtà, ma molto da obiettare nei riguardi di queste “zone franche” autorizzate da amministratori poco accorti e che non portano ad alcun beneficio per l’economia locale.
Servirebbero controlli (anche in ordine ai problemi di sicurezza emersi nel recente passato) e, soprattutto, servirebbe capire che talvolta il ridicolo è dietro l’angolo.
“Una ipotetica (ma mica tanto) “festa del pesce” nel bel mezzo dei colli – conclude Bertin – non credo aiuti né la pesca né la promozione di quel comune collinare e, tanto meno, gli esercizi che in quel comune insistono e che sono penalizzati da una concorrenza "sleale" che si riflette sull’intero territorio. Fuor di metafora: il dilagare di questi eventi, infatti, pesa sulla redditività delle imprese, con il rischio che in tanti centri si arrivi alla chiusura di locali che creano ricchezza, occupazione e attrattività”.
Padova 27 maggio 2015