SEMPRE PIU' SPESE OBBLIGATE E SEMPRE MENO SOLDI PER I CONSUMI. BERTIN (PRESIDENTE ASCOM): "MA IL PROBLEMA DEI PROBLEMI SONO LE TASSE"
Magari è la rondine che, come si sa, non fa primavera, ma la constatazione che i saldi estivi stanno andando benino (“Ma per qualcuno - commenta il presidente dell’Ascom, Patrizio Bertin - possiamo anche dire che stanno andando proprio bene”) consente di fare una riflessione sui consumi.
Consumi che, come ha rilevato Unioncamere del Veneto non più tardi di un paio di settimane fa, aumentano di un 1,7% ma riguardano più l’alimentare che non altri consumi quasi a certificare che finora ci si è limitati su tutto e adesso che qualche euro in più si può spendere, si pensa prima di tutto ai bisogni primari.
La famiglia deve poi fare i conti con un maggior peso della spesa per l’abitazione: bollette, utenze, affitti e, per chi ha una casa in proprietà, tasse e ancora tasse.
"Sempre più spese obbligate e sempre meno spese libere - continua Bertin - fanno sì che queste ultime siano ai minimi storici".
Una recentissima indagine di Confcommercio ha svelato che a soffrire di più in questi 20 anni sono state le spese per la cura di sé, per la mobilità e le relazioni (-3% circa), mentre la tecnologia e i consumi fuori casi sono cresciuti del 2 per cento.
"La crisi - aggiunge il presidente dell'Ascom - è come ci avesse insegnato che la sobrietà starà alla base dei comportamenti di consumo anche nei prossimi anni".
D'altra parte anche il quadro sociale, nell'ultimo ventennio, è profondamente cambiato. La popolazione invecchia, la famiglia si restringe - si passa da 2,8 a 2,4 componenti in media - e il reddito si assottiglia.
"Fattori - analizza Bertin - che si riflettono anche sui consumi: compriamo meno carne (-3,4% dal 1994 al 2014) e grassi (-2,2%) , più pesce (+1,1%), decisamente più frutta e verdura (+7 per cento), in nome del salutismo ma anche delle esigenze anagrafiche".
Così a farne le spese è l’abbigliamento che cala infatti del -3,4% e, per contro, si spende di più per la salute (+1,5%) e per la casa che, secondo i dati Istat, assorbe il 44,4% della spesa non alimentare nel 2014 contro il 31,1 del 1994.
"In questo quadro così complesso ed in forte movimento - sottolinea il presidente dell'Ascom - il commercio per così dire "tradizionale" ha dovuto confrontarsi non solo con la diminuzione dei consumi, ma anche con l'avvento di una grande distribuzione particolarmente aggressiva e con l'avanzata prepotente del commercio elettronico".
Insomma tanti fattori, anche se il problema sembra comunque essere un altro, ovvero quello della tassazione ormai a livelli insopportabili.
"Quando sentiamo che il governo - conclude Bertin - punta a ridurre le tasse non possiamo che essere contenti. Resta però da capire da dove arriveranno le risorse che, a nostro giudizio, non possono giungere altro che da un taglio netto delle spese improduttive tra le quali ci piacerebbe che fossero individuate anche quelle per la politica oltre che quelle connesse al malaffare. Invece il timore è che si tagli sui servizi per difendere ciò che, in verità, è ormai indifendibile".
Padova, 27 luglio 2015