SILVIA DELL’UOMO (VICEPRESIDENTE ASCOM E VICEPRESIDENTE AGENTI IMMOBILIARI): “QUANDO LE TASSE SONO ACCETTABILI CALA L’EVASIONE”
Quando le tasse sono certe e sono “accettabili” cala l’evasione.
Lo dimostra, inequivocabilmente, la cedolare secca sugli affitti che infatti continua a fare proseliti tra i proprietari di immobili.
“In Italia – commenta Silvia Dell’Uomo, vicepresidente dell’Ascom e vicepresidente della Fimaa Ascom, il raggruppamento degli agenti immobiliari e in mediazione – i proprietari che la scelgono sono ormai più di
un milione e sono quasi il doppio rispetto al sofferto debutto del 2011”.
Ma c’è di più: i dati ufficiali lasciano intravvedere i primi, seppur timidi segnali di regolarizzazione delle locazioni in nero.
“Dimostrazione lampante – continua Dell’Uomo – che quando le tasse non sono esorbitanti, più di qualcuno si convince che pagarle sia, oltre che doveroso, anche sostanzialmente giusto”.
Di certo, da quando ha fatto la sua comparsa l’Imu e l’inasprimento della tassazione ordinaria dovuto al taglio delle deduzioni forfettarie dell’Irpef è diventato un incubo, la “tassa piatta” (così viene definita la cedolare secca) è quasi sempre irrinunciabile per i contribuenti.
“Evidente – commenta Enrico Rizzante dell’Ufficio Legale dell’Ascom – che si preferisca versare un’imposta sostitutiva del 21% su un canone libero piuttosto che pagare l’Irpef con aliquota dal 23 al 43%, l’addizionale comunale e regionale, l’imposta di registro (1% a carico del proprietario) e il bollo. Solo la presenza di grandi detrazioni, o poche altre variabili fiscali, possono ribaltare la bilancia della convenienza”.
Ma non solo a chi ha redditi alti piace la cedolare secca. Il suo appeal, infatti, cresce anche tra i proprietari/contribuenti a basso reddito che preferiscono la formula del canone di mercato.
“Non vi è dubbio – aggiunge Dell’Uomo – che il grosso del risparmio fiscale, stimabile intorno al 40%, resti in capo ai proprietari che dichiarano redditi superiori ai 75mila euro, ma i vantaggi fiscali della cedolare secca, a forza di aumenti delle tasse sugli immobili, diventano ogni giorno più interessanti”.
Complesso (e farraginoso) ricordare tutte le imposizioni intervenute in questi anni. Basti comunque pensare come, nel 2012, l’Imu abbia moltiplicato il conto dell’Ici (anche fino a 10 volte) sulle case affittate a canone concordato mentre nel 2013, da un lato, è stata abbassata dal 19 al 15% l’aliquota della cedolare sui canoni concordati e, dall’altro, è stata ridotta di 10 punti percentuali (dal 15% al 5%) la quota del canone - sia libero che concordato - non assoggetta alla tassazione ordinaria.
Tecnicismi che gli addetti ai lavori hanno ben codificato indirizzando i propri assistiti verso la cedolare secca che, proprio perché certa, sembra godere di sempre maggiori favori.
“Per quel che ci riguarda – conclude Rizzante – gli uffici dell’Ascom sono a disposizione di quanti, proprietari di immobili, vogliono valutare l’ipotesi di aderire alla cedolare secca”.
Padova 6 maggio 2015