COME E’ CAMBIATO IL COMMERCIO DELLE MEDIE CITTA’ ITALIANE NEGLI ULTIMI SETTE ANNI.
PADOVA SI CONFERMA “NELLA MEDIA”.
PER IL PRESIDENTE DELL’ASCOM, BERTIN IL PROBLEMA STA PROPRIO QUI: “ABBIAMO BISOGNO DI ECCELLENZA NON DI MEDIA”.
E PER IL CALO DEI NEGOZI SPOSA LA TESI DI CONFCOMMERCIO CHE CHIEDE UNA CEDOLARE SECCA SUGLI AFFITTI COMMERCIALI
C’è anche Padova tra le città di medie dimensioni “campionate” dall’Ufficio Studi di Confcommercio per verificare com'è cambiato negli ultimi sette anni, tra il 2008 e il 2015, il panorama commerciale nelle città italiane.
Lo studio ha preso in esame undici categorie di negozi in 39 Comuni italiani di medie dimensioni, dove risiedono circa sette milioni di abitanti ed è attivo il 12% circa del commercio al dettaglio.
I risultati sono estremamente interessanti sia se rapportati al livello nazionale che a quello locale.
Se nelle 39 città prese nel loro complesso c'è la conferma del calo complessivo, anche se più marcato rispetto al resto d'Italia, del numero di imprese (-3,2% contro -0,1%), dall'altro si notano differenze marcate tra la varie categorie. Così, se il numero di distributori di carburante è sceso di quasi il 30%, nell'altro senso il commercio ambulante è cresciuto del 43,3% e bar, alberghi e ristoranti del 5%.
Per Padova la situazione è un po’ diversa. A cominciare dal dato globale (centro storico e non centro storico) che vede positivo per 44 unità il raffronto tra il 2008 ed il 2015. Ma con una significativa forbice tra il non centro storico che migliora di una quota intorno al 3 per cento contro il centro storico che lascia sul campo suppergiù un 7 per cento .
Nelle medie città prese nel loro complesso i negozi in sede fissa diminuiscono molto più rapidamente che nel resto del Paese (-15% contro -6%), ma in questi contesti urbani c'è un vero e proprio "boom" del commercio ambulante, accoppiato a una crescita rilevante del turistico-ricettivo, dove per turistico ricettivo si intendono gli alberghi, i bar ed i ristoranti.
Anche in questo, però, Padova sembra differenziarsi rispetto al resto del Paese.
Tra il 2008 ed il 2015, infatti gli esercizi in centro storico aumentano solo di 6 unità (2%) mentre nel non centro storico il numero sale di 73 unità pari all’8,1%
"In sede di presentazione dello studio – commenta il presidente dell’Ascom, Patrizio Bertin – questa mattina, a Roma si è detto che più che quella turistica, l'Italia sembra avere una vocazione produttiva in termini di ricettività e di consumi fuori casa così come risulta assolutamente provata la nostra preoccupazione circa la desertificazione commerciale in atto”.
E se gli ambulanti, dice lo studio, sembrano in qualche modo supplire a questa mancanza di attività centralizzate, l’aumento esponenziale delle attività come alberghi, bar e ristoranti suggeriscono l’idea che le zone centrali diventino sempre più “musei” e sempre meno luoghi di vita vera.
“Per fortuna – continua Bertin – non sembra che Padova abbia problemi di questo tipo. Anche in riferimento al numero di abitanti per negozio noi ci attestiamo su un valore medio di 98 che non è il 148 di Trento ma non è nemmeno il 49 di Lecce. Ma forse, in ultima analisi il problema di fondo sta proprio qui, ovvero nel fatto che Padova, come hanno testimoniato anche le indagini del Sole 24 Ore e di Italia Oggi, è sempre nella media quando invece abbiamo bisogno di qualcosa che ci faccia emergere. Non ci servono tante luci fioche, ma un faro che sia in grado di richiamare l’attenzione del mondo”.
Quell’attenzione che, per dirla sempre con Bertin, “porta Alberto Angela al Bo per celebrare i fasti di un’Università che ha dettato l’agenda della scienza e deve poter continuare a farlo”.
Serve dunque puntare su scienza e cultura per far fare alla città quel salto di qualità che solo una visione di prospettiva può garantire.
“Questo – conclude il presidente dell’Ascom - per ciò che attiene all’aspetto strategico di lungo periodo (ma da avviare subito), mentre sul piano più squisitamente tattico, rivolto cioè al mantenimento di un’adeguata presenza commerciale in città, trovo assolutamente condivisibile la proposta formulata questa mattina del nostro presidente nazionale Sangalli che ha chiesto l’introduzione della cedolare secca sulle locazioni commerciali per calmierare il prezzo degli affitti al fine di mettere in condizione i centri storici di produrre ricchezza".
Padova 15 gennaio 2016