IL PRESIDENTE BERTIN: “PREOCCUPATI PER LA RICONVERSIONE DELLE OLTRE 500 AREE INDUSTRIALI/ARTIGIANALI PRESENTI IN REGIONE”.
LA COLLABORAZIONE CON L’UNIVERSITA’ PER UNA RIQUALIFICAZIONE DELL’ESISTENTE NEI COMUNI DELLA PROVINCIA
“Noi siamo per il consumo zero, ma anche un programma che limiti fortemente l’edificazione e, soprattutto, che punti ad una riconversione intelligente dell’esistente, sarebbe auspicabile”.
E’ il primo commento di Patrizio Bertin, presidente dell’Ascom di Padova, alla conclusione della stesura della legge per il contenimento del consumo del suolo, conclusasi giovedì in Seconda Commissione Regionale.
“Il nostro territorio – continua Bertin – ha già subito danni notevoli. Si pensi solo alle oltre 500 aree artigianali / industriali (praticamente più degli stessi comuni che compongono la nostra Regione) che in buona parte rappresentano oggi altrettanti “cimiteri degli elefanti”, non di rado con i tetti scoperchiati per evitare ai proprietari il pagamento dell’Imu”.
Ed è proprio sui capannoni che si concentra l’attenzione di Bertin.
“Dobbiamo stare molto attenti – puntualizza – a non trovare soluzioni banali a problemi complessi: la soluzione banale sarebbe quella di riconvertire questi capannoni in centri commerciali ma sarebbe anche una “soluzione” che porterebbe i nostri centri cittadini dritti verso la morte civile. Una prospettiva impraticabile oltre che inaccettabile alla quale la nostra associazione, in collaborazione con la Scuola di Ingegneria dell’Università, sta cercando di porre rimedio affiancando i comuni che ne faranno richiesta nello studio del presente per riqualificarlo e riconsegnarlo, riveduto e corretto, al futuro”.
Ma anche per ciò che riguarda l’edificazione nel suo complesso il presidente dell’Ascom ha le idee chiare.
“E’ evidente che recuperare il vecchio costa molto di più che non realizzare il nuovo, ma proprio per questo deve essere la norma che impone determinati comportamenti. Solo a Padova si stima che siano circa 10 mila, tra residenziali e produttivo / commerciali i locali che risultano attualmente non occupati. Una cifra enorme che sola dovrebbe far riflettere sulla necessità di non costruire ulteriormente a difesa di un suolo che, sempre più sfregiato, si ribella con conseguenze che la cronaca, periodicamente, ci sottopone con drammatica evidenza”.
Padova 11 luglio 2016