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OLIO TUNISINO IN EUROPA: DIFENDIAMO IL MADE IN ITALY

L’UNIONE EUROPEA DA’ IL VIA LIBERA ALL’INGRESSO DALLA TUNISIA DI 35 MILA TONNELLATE DI OLIO D’OLIVA.
L’ASCOM: “COMMERCIANTI DI FIDUCIA ED AZIENDE TRASPARENTI PER ESSERE GARANTITI SULL’ORIGINE DEI PRODOTTI ALIMENTARI”
“Tra un Giorgio Borin, presidente dei Ristorantori Padovani dell’Ascom che produce in olio in grado di vincere i concorsi ed un’Europa che “apre” a 35mila tonnellate di olio tunisino, io sto con Borin e con tutti i produttori italiani che nel difendere il nostro olio difendono anche la nostra storia e la nostra cultura”.
E’ netta la presa di posizione del presidente dell’Ascom, Patrizio Bertin, alla notizia che la commissione commercio internazionale del Parlamento Europeo ha approvato l’accesso a dazio zero dell’olio tunisino per il 2016 e 2017.
“Anche in questo caso – continua Bertin – le scelte di Bruxelles, pur se animate da spirito umanitario nei confronti di una Tunisia messa in ginocchio del terrorismo, ricadono sempre e comunque sull’Italia, un Paese dove l’alimentazione è un valore mentre non lo è in altre nazioni comunitarie”.
Di fronte alla possibilità che la produzione italiana possa essere danneggiata e, al tempo stesso, possa essere svilita la qualità del prodotto, interviene anche il presidente degli alimentaristi dell’Ascom, Michele Ghiraldo.
“Purtroppo – spiega – sembra quasi che l’Italia non si renda conto che il cibo rappresenta il nostro “giacimento gastronomico” (come sostiene il noto “gastronauta”) e non difenderlo adeguatamente nelle sedi comunitarie corrisponde a non valorizzare ciò che qui viene prodotto e da noi commercializzato”.
Dunque, a giudizio di Ghiraldo, c’è un’unica strategia possibile.
“Costretti a fare i conti con migliaia di prodotti falsamente italiani – conclude il presidente degli alimentaristi dell’Ascom – o con prodotti che non hanno l’obbligo di dichiarare con esattezza né l’origine né il luogo di lavorazione, ai consumatori non resta altro che affidarsi al proprio commerciante di fiducia e a quei produttori che, pur senza obbligo comunitario, dichiarano con dovizia di particolari luoghi e filiere. Senza giustificazione alcuna, poi, per quanti, come è già successo proprio recentemente per l’olio, dovessero barare spacciando per prodotti italiani quelli che non lo sono”.

 

Padova 29 gennaio 2016