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POSSIBILE DONARE LE ECCEDENZE ALIMENTARI

DA MERCOLEDI’ 14 SETTEMBRE AZIENDE E NEGOZI DI ALIMENTARI POTRANNO DONARE LA MERCE IN ECCEDENZA.
L’ASCOM: “SI FARA’ DEL BENE E SI EVITERANNO GLI SPRECHI”

Quest’anno, per essere un po’ più buoni, non sarà necessario attendere Natale.
Soprattutto le aziende ed i negozi di alimentari, da mercoledì prossimo, 14 settembre, avranno la possibilità di donare i prodotti del food (ma nella casistica rientrano anche i farmaci) a fini di solidarietà sociale e con l’obiettivo, altrettanto importante, di limitare gli sprechi.
Lo permette una legge fresca di pubblicazione che dispone che i prodotti che vengono scartati per motivi diversi da quelli che possono diminuire il livello elevato di sicurezza per il cittadino, possono essere ceduti gratuitamente a soggetti donatari che destinino prioritariamente tali prodotti a favore di persone indigenti.
“Di buono – spiega il presidente degli alimentaristi dell’Ascom, Michele Ghiraldo – c’è che il provvedimento ha mantenuto, anche grazie all'azione della Confcommercio, il carattere volontario e non obbligatorio delle cessioni dei prodotti (come invece prevede la similare legge francese) nell'ottica di favorire le donazioni e di evitare aggravi alle imprese associate”.
Ma vediamo in che cosa consiste il provvedimento.
Innanzitutto, a chi si potranno destinare i prodotti? Agli enti pubblici nonché gli enti privati costituiti per il perseguimento, senza scopo di lucro, di finalità civiche e solidaristiche e che promuovono e realizzano attività di utilità sociale.
“Per "eccedenze alimentari" – continua Ghiraldo - si intendono i prodotti che, fermo restando il mantenimento dei requisiti di igiene e sicurezza del prodotto, sono invenduti o non somministrati; ritirati dalla vendita in quanto non conformi ai requisiti aziendali; rimanenze di attività promozionali; prossimi al raggiungimento della data di scadenza; rimanenze di prove di immissione in commercio di nuovi prodotti; invenduti a causa di danni provocati da eventi meteorologici; invenduti a causa di errori nella programmazione della produzione; non idonei alla commercializzazione per alterazioni dell'imballaggio secondario e che dunque non ne danneggiano la conservazione”.
Norme particolari riguardano poi i prodotti della panificazione.
“Fino ad oggi – spiega Carlo Quartesan, presidente dei panificatori dell’Ascom – non si poteva cedere, a qualsiasi titolo, il pane prodotto oltre il limite delle 24 ore. Adesso, finalmente, i prodotti finiti della panificazione e i derivati degli impasti di farina prodotti negli impianti di panificazione, rimasti invenduti e che non necessitano di condizionamento termico, potranno essere destinati a quei soggetti che la legge chiama “donatari e che sono, in massima parte, frutto di un volontariato diffuso e prezioso”.
“Che sia una sorta di legge “win – win”, cioè di una legge dove a vincere sono un po’ tutti – ci tiene a sottolineare il presidente dell’Ascom, Patrizio Bertin - lo testimonia il fatto che dispone che i comuni possano ridurre la tariffa della tassa dei rifiuti (TARI) alle aziende che producono e distribuiscono beni alimentari e che cedano tali beni a titolo gratuito ai soggetti indigenti o bisognosi o anche per l'alimentazione animale. Ci aspettiamo che alla generosità dei nostri associati faccia riscontro anche la generosità delle amministrazioni comunali”.
Ovviamente il provvedimento introduce altre novità in materia fiscale, la più rilevante delle quali è la totale deducibilità dal reddito dei costi di produzione o di acquisto delle derrate alimentari che in alternativa sarebbero eliminate dal commercio.
“A meglio specificare la norma – riprende Ghiraldo – interverrà un decreto ministeriale, ma già adesso sappiamo che servirà un documento di trasporto e che il soggetto beneficiario dovrà effettuare un'apposita dichiarazione trimestrale in cui attesti il proprio impegno a utilizzare direttamente i beni ricevuti in conformità alle finalità istituzionali”.
Insomma, una legge di civiltà che codifica ciò che, in verità, è un consolidato.
“Che i nostri negozianti – conclude Bertin – abbiano sempre sostenuto le attività caritatevoli non è un mistero per nessuno. Forse lo era per il Fisco ed è dunque un bene che si sia giunti a definire con precisione come fare e quando fare”.

 

Padova 12 settembre 2016