L’ORSO CUCINATO AL CHINA INGROSS, ULTIMA “FRONTIERA”, DOPO ILLEGALITA’ DI TUTTI I TIPI, NEL SITO DI CORSO STATI UNITI.
BERTIN (PRESIDENTE ASCOM): “SEMPRE PIU’ CONVINTI CHE DEBBA ESSERE CHIUSO”.
“A questo punto non ci possono più raccontare la “storia dell’orso”: il China Ingross è un ricettacolo di illegalità diffusa a tutti i livelli e non solo nell’ambito di una ristorazione per così dire “selvaggia”, ma anche nella miriade di trasgressioni alle norme commerciali che da anni avvengono in quegli spazi e per i quali, più volte e a più riprese, ho chiesto la chiusura”.
Il presidente dell’Ascom, Patrizio Bertin, non si è sorpreso quando ha letto che al ristorante del China Ingross erano state cucinate anche delle zampe d’orso.
“I rilievi del Nas – continua Bertin – hanno anche evidenziato che, nello specifico, erano presenti 55 chili di pesce senza etichette, cosce di rana scadute il 2 novembre e polpa di granchio da gettare il 20 maggio dell’anno scorso. Anche se la perizia stabilirà che si tratta effettivamente di zampe d’orso e non di piedi umani come il pm Roberti vuole giustamente appurare, a noi le contestazioni del Nas bastano e avanzano per richiedere la chiusura dell’intero complesso dove, come è noto, le fatture sono un optional, le certificazioni CE latitanti, la norme di sicurezza inesistenti, la formaldeide presente in un’infinità di capi di abbigliamento, giocattoli e prodotti di bellezza venduti con gravi rischi per la salute”.
Non solo: in quegli spazi si potrebbe vendere solo all’ingrosso.
“Invece si vende anche ai privati – conclude Bertin – ed è una violazione che dura fin dall’avvio di quell’insediamento che però, nonostante tutte le nostre proteste e manifestazioni, sembra che nessuno voglia o possa chiudere”.
Ed ecco allora l’ennesimo invito.
“Come abbiamo fatto, purtroppo senza successo, con le amministrazioni che in questi anni si sono succedute a Palazzo Moroni – conclude Bertin – chiedo al commissario Michele Penta se non ritiene, lui che è svincolato dalla politica, di poter intervenire su una “cittadella dell’illegalità” che, a questo punto, sembra non avere più remore di nessun tipo”.
PADOVA 13 GENNAIO 2016