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PADOAN (FIGISC ASCOM): BASTA CON LE ACCISE SUI CARBURANTI!

PADOAN VS PADOAN.
IL PRESIDENTE DEI BENZINAI DELL’ASCOM CONFCOMMERCIO DI PADOVA (PAOLO PADOAN) SI RIVOLGE AL MINISTRO DELL’ECONOMIA (PIER CARLO PADOAN) CHE INTENDE APPLICARE UNA NUOVA ACCISA SUI CARBURANTI: “BASTA CON QUESTE ACCISE CHE DA TEMPORANEE DIVENTANO ETERNE, COME CONFERMA LA PERMANENZA DI QUELLA DEL ’35 PER LA GUERRA D’ETIOPIA”
“Non è possibile che, dal 1935, ogni volta che c’è un problema di conti pubblici, l’accisa sui carburanti sia la soluzione per tutti i mali. Caro Pier Carlo, vedi di cambiare registro!”
La comune “gens” lo autorizza e così Paolo Padoan, presidente dei benzinai dell’Ascom Confcommercio di Padova, si prende la licenza di interloquire direttamente con il suo omonimo Pier Carlo Padoan, ministro dell’Economia. Il quale, per cercare di tranquillizzare l’Europa con quei 3 miliardi e rotti che Bruxelles sembra pretendere sull’unghia, ha avanzato l’idea di aumentare le accise sui carburanti.
“Proprio perché forse siamo anche parenti alla lontana – continua il Padoan padovano – mi sento in dovere di ricordare al Padoan ministro che ogni volta che un automobilista si ferma all’area di servizio per fare benzina o gasolio versa nelle disastrate casse dello Stato una serie incredibile di accise, la più “antica” delle quali fu introdotta nientemeno che da Mussolini nel 1935 per finanziare la guerra d’Etiopia e che però, imperterrita, continua a gravare per 0,000981 euro su ogni litro anche nel 2017!”
L’elenco però, è lungo e se nella sua parte temporale più vicina, sembra legittima (terremoto dell’Emilia del 2012, alluvione in Liguria e Toscana del 2011, immigrati del post crisi libica del 2011, manutenzione dei beni culturali e terremoto dell’Aquila del 2009), ve ne sono altre che sono tasse “tout court”, alcune delle quali risalenti alla prima metà del secolo scorso.
Un riepilogo ci consegna un quadro alquanto istruttivo su ciò che in Italia, da temporaneo, diventa definitivo.
C’è infatti l’accisa del “Salva Italia” (la mise Monti sul finire del 2011), quella per l’acquisto degli autobus ecologici, c’è il rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri del 2004 (e per fortuna che non hanno aggiunto gli altri!), c’è la guerra in Bosnia del ’96, quella in Libano dell’83, c’è il terremoto dell’Irpinia dell’80, del Friuli del ’76 (ma i friulani da tempo hanno finito di ricostruire) e ci sono, per un incredibile finale, le accise per il terremoto del Belice (1968), per l’alluvione di Firenze (1966), per il Vajont (1963) e per la crisi di Suez del ’56.
“Ovviamente – continua il Padoan presidente dei benzinai dell’Ascom – il richiamo al terremoto del Centro Italia o alla crisi dei migranti, avrebbe più di una giustificazione, ma è la scelta dell’accisa in se stessa, che poi da limitata nel tempo diventa eterna, a non trovare giustificazione, anche perché, come stanno osservando autorevoli economisti, 3 miliardi o poco più in un bilancio che ne prevede 800, volendo sarebbero assorbibili senza alcun problema se solo si ponesse mano all’infinità di sprechi”.
E per avvalorare la sua tesi, Paolo Padoan porta un esempio illuminante:
“Se ad un lavoratore precario che ha uno stipendio di 800 euro al mese gli si chiedesse di pagare 3,40 euro in più per una certa cosa, di certo non avrebbe difficoltà a rinunciare a tre caffè. Il problema è che questo Stato (ed il mio omonimo dovrebbe farsene carico) non intende rinunciare a nulla, nemmeno a combattere quegli sprechi che sono evidentissimi”.

Padova, 9 febbraio 2017