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AREA EX ITALCEMENTI: IPOTESI OUTLET A MONSELICE? PER ASCOM E' NO

IPOTESI OUTLET PER LA RIQUALIFICAZIONE DELL’AREA EX ITALCEMENTI DI MONSELICE?
BERTIN: “IL SINDACO LUNGHI LO ESCLUDE CATEGORICAMENTE, MA VISTO CHE SIAMO STATI SCOTTATI IN TANTE OCCASIONI NOI RIBADIAMO A PRIORI LA NOSTRA CONTRARIETA’”
E’ bastato che il Comune di Monselice, lunedì, presentasse il master plan per la riconversione dell’area ex Italcementi perché le antenne dell’Ascom cominciassero a captare segnali negativi.
“Il sindaco Lunghi l’ha escluso categoricamente, ma siamo stati scottati più volte e quando sentiamo che per l’ex Italcementi – attacca il presidente dell’Ascom, Patrizio Bertin – si prospetta un recupero che prevede, pomposamente, “commerciale qualificato” e “polo del lusso”, noi traduciamo in termini terra terra “outlet” e di tutto abbiamo bisogno fuorchè di un outlet nell’area della Bassa Padovana”.
L’opposizione dell’Ascom a questo tipo di strutture è nota, fa data da molti anni e spesso, come possono ben testimoniare le vicende di Due Carrare e Limena, la sua ferma opposizione ha portato allo stop delle iniziative.
“Monselice non c’entra, ma in questi giorni di campagna elettorale amministrativa – continua Bertin – stiamo raccogliendo, in tutti i comuni dove domenica si andrà a votare, l’adesione totale alla nostra idea di “ basta centri commerciali”. Poi purtroppo, ad elezione avvenuta, riscontriamo spesso, ma non volentieri, che i sindaci cambiano idea in cambio di qualche aggiustamento della viabilità, di una palestrina, di una pista ciclabile che poi magari nemmeno viene realizzata”.
Ovviamente all’Ascom non sono contrari alla riqualificazione di un insediamento che rischia di diventare un “ecomostro destinato a rimanere per decenni sul territorio” (come scrive il sindaco di Monselice, Francesco Lunghi, nel documento presentato lunedì), ma contestano il fatto che le riconversioni debbano riguardare, sempre e comunque, il commercio.
“L’unico aspetto positivo – aggiunge il presidente dell’Ascom – è che serviranno soldi, tanti soldi ed un investimento consistente, in presenza della nostra ferma opposizione, non è detto che trovi soddisfazione”.
Non per nulla, nel documento presentato dal sindaco, si parla di “realizzazione che potrà avvenire” grazie all’intervento di “investitori nazionali, internazionali, fondi immobiliari nazionali, fondi stranieri tra cui arabi, americani e cinesi”.
“La battuta si presta – conclude Bertin – e non vuole essere irrispettosa, ma se l’amministrazione monselicense per dare un senso al recupero dell’Italcementi in chiave commerciale deve pensare ai fondi arabi (ritengo escludendo ormai quelli qatarini) o americani (ma Monselice non è “America first”) o ancora cinesi (magari per un China Ingross di “qualità”), vuol dire che sarà costretta a “toccare il fondo”. Al di là delle battute: non è con soluzioni di questo tipo che si recupera una dismissione. Perchè, anche se i signori degli outlet raccontano e racconteranno che queste “città false” creano posti di lavoro, si sappia che un nuovo posto in una grande struttura di vendita, ne fa perdere quattro, tra titolari e dipendenti, nel negozio di vicinato. Senza contare poi che un vetrina spenta in centro (ed il centro di Monselice è “vero” e bellissimo), è brutta ma tante vetrine spente sono l’anticamera del degrado più spinto”.

 

Monselice 6 giugno 2017