ACCUSE ALL’ASCOM DI STRUMENTALIZZAZIONI POLITICHE.
IL PRESIDENTE BERTIN: “NOI FACCIAMO SINDACATO D’IMPRESA E CHI CI CHIEDE “DOVE ERAVAMO?” FAREBBE BENE A METTERCI LA LA FACCIA E A DOCUMENTARSI”
“Gettano il sasso ma nascondono la mano. Forse perché sanno di dire delle sciocchezze e metterci la faccia più risultare inopportuno. Noi invece la faccia ce la mettiamo sempre e comunque e non abbiamo paura di rispondere colpo su colpo”.
Il presidente dell’Ascom, Patrizio Bertin, fa riferimento alle dichiarazioni dell’associazione Gattamelata che, partendo dalla manifestazione di giovedì scorso, ha inanellato una serie di accuse nei confronti dell’Ascom che il presidente confuta punto per punto.
“Innanzitutto – continua – mi piacerebbe sapere chi fa le dichiarazioni. In subordine non capisco dove attinge le informazioni. Quando chiede “dov’erano le associazioni di categoria quando sono stati aperti i centri commerciali?” mi è sufficiente ricordare che da quando l’Ascom si è rinnovata, abbiamo manifestato a Limena, a San Giorgio delle Pertiche, a Dolo e a Grisignano di Zocco. Abbiamo “invaso” i consigli comunali di Due Carrare, di Monselice e di Abano Terme ed, in quest’ultimo caso, così come abbiamo fatto per Padova dove potrebbero sorgere svariate grandi strutture di vendita, ci siamo anche rivolti al Tar”.
Capitolo liberalizzazioni.
“Forse chi fa le improvvide dichiarazioni – puntualizza Bertin – non ha bene a mente che l’Ascom ha raccolto 50 mila firme contro le liberalizzazioni delle licenze e le ha consegnate, infiocchettate, nel corso di un confronto in fiera, all’allora ministro Bersani che le liberalizzazioni le ha proposte e poi varate. Senza contare le volte che siamo scesi a Roma (e You Tube può essere un valido ausilio se si vuole rivedere cosa abbiamo fatto in quelle sedi) per protestare contro i provvedimenti che, nel corso di questi anni (leggasi: orari liberi, tasse, burocrazia) i vari governi hanno varato in dispregio alle peculiarità del commercio di vicinato. Sul commercio all’ingrosso poi non accettiamo lezioni da nessuno perché tutti sanno quanto ci siamo battuti e ci battiamo per la chiusura dei vari ingrosso cinesi che evidentemente non sono così negativi per chi guarda alla pagliuzza del Centro Grossisti e non vede la trave del China Ingross”.
Ma Bertin non si limita alle proteste, affronta anche la questione proposte.
“Il portavoce senza nome – continua il presidente dell’Ascom – contesta che noi si chieda ai candidati sindaci di presentare dei progetti per la città. A noi sembra una cosa normale chiedere a chi si candida al governo cittadino di dire qualcosa in ordine a ciò che pensa del futuro del commercio (anche per evitare di venire invasi dai centri commerciali), ma al di là di questo ricordo che il progetto per via Porciglia è nostro (ed è anche stato premiato all’Urban Promo di Bologna) ed è nostro in collaborazione con l’Università anche il progetto del “Quadrilatero dei Sensi” nell’area di Borgo Altinate”.
Infine la ipotizzata strumentalizzazione.
“Noi – conclude Bertin – non siamo amanti delle situazioni “ad orologeria” né guardiamo ai colori di chi amministra (basti controllare le giunte al governo nei comuni dove abbiamo manifestato il nostro dissenso). Interveniamo quando i nostri associati ci vengono ad esporre malesseri, preoccupazioni ma anche idee e proposte. Leggere tutto in chiave politico-elettorale può andar bene ai partiti e a chi fa loro da cinghia di trasmissione. Noi, per contro, facciamo sindacato d’impresa e, mettendoci la faccia, affrontiamo i problemi cercando di risolverli”.
Padova 31 marzo 2017