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L'ASCOM A KLAGENFURT PER CAPIRE COME I CENTRI COMMERCIALI LI' NON DISTRUGGONO IL TERRITORIO

DELEGAZIONE ASCOM IN AUSTRIA, A KLAGENFURT, PER VEDERE DA VICINO COME LI’ I CENTRI COMMERCIALI NON DISTRUGGANO IL TERRITORIO.
IL PRESIDENTE BERTIN: “ABBIAMO CAPITO CHE LA RESPONSABILITA’ E’ SEMPRE DELLA POLITICA”
Che siano due mondi diversi (e per certi versi molto distanti) non è una novità per nessuno. Ma sui centri commerciali le filosofie tedesca ed italiana divergono ancora più marcatamente.
Ne ha avuto conferma la delegazione dell’Ascom che ieri si è recata in Austria a Klagenfurt, capoluogo della Carinzia, per verificare sul campo come il mondo tedesco preveda i centri commerciali all’interno del centri storici in funzione di “attrattori” e senza proliferazione di cemento, a fronte della filosofia italica che costruisce ai margini delle città o nelle aree immediatamente a ridosso dei caselli autostradali con conseguente consumo del territorio e prevedibile futuro degrado in caso (sempre più frequente) di dismissione.
Della delegazione dell’Ascom che ha incontrato il center manager del City Arkaden, Ernst Hofbauer, facevano parte il presidente Patrizio Bertin, i vice Franco Pasqualetti e Ilario Sattin, il direttore Otello Vendramin ed il componente di giunta Antonio Piccolo.
“Abbiamo voluto prendere contatto direttamente – ha commentato Bertin – con una realtà che, quando venne presentata nel 2004, era avversata sia dai cittadini che dai commercianti del capoluogo carinziano. Adesso, ad 11 anni dalla sua inaugurazione, viene vissuta come un importante fattore di attrazione per l’intero centro cittadino”.
In pratica i clienti arrivano da Klagenfurt ma soprattutto da fuori, lasciano l’auto in uno dei 900 posti auto ricavati sul terrazzo del centro e poi vanno sì a fare compere al centro commerciale ma vanno anche in centro storico e nel cuore della città (che dista un passaggio pedonale dall’Arkaden) trovano altri negozi, trovano i bar per un caffè, trovano i ristoranti per vivere la città.
In effetti, come ha avuto modo di precisare Hofbauer, con i suoi 6 milioni di clienti annuali, con i suoi 115 negozi distribuiti su tre piani per un totale di 30 mila metri quadrati, il centro commerciale “cittadino” si è ben inserito nel tessuto urbano anche grazie ad una oculata riproposizione delle architetture storiche per ciò che riguarda i lati esterni.
Una visita, quella dell’Ascom, organizzata per conoscere da vicino come si opera al di là delle Alpi mentre qui da noi non si fermano le iniziative (oltre al mediatico Due Carrare un altro esempio di questi giorni è l’ampliamento delle “Centurie” a San Giorgio delle Pertiche) volte a realizzare centri commerciali che non solo non valorizzano l’esistente, ma lo compromettono.

“Il caso di Due Carrare – ha detto ancora Bertin – è la rappresentazione plastica di cosa andiamo sostenendo: mentre in Austria, in Germania, ma anche in Ungheria, si cerca di dare valore all’esistente, rivitalizzando antichi palazzi nei centri storici, qui da noi si costruisce cubatura e si cementifica terreno giusto in fronte al castello del Catajo senza nessun ritegno nei confronti della storia e della cultura”.
Dalla visita austriaca la delegazione dell’Ascom ha tratto una conclusione: progredire si può, ma si può anche rispettare l’esistente e si possono far convivere commercio di vicinato e centri commerciali.
“Di una cosa comunque ci siamo convinti, ha concluso Bertin: la responsabilità è sempre della politica che, come troppo spesso avviene qui da noi, preferisce adottare la visione degli speculatori piuttosto che pretendere che venga seguita la sua che, in ultima analisi, dovrebbe essere quella che alimenta l’economia tutelando però anche la cittadinanza”.

 

Padova 7 luglio 2017