IL PRESIDENTE BERTIN: “BENE IL CONGELAMENTO DELL’IVA MA SU IRI, IRAP, FATTURAZIONE ELETTRONICA, VENDITA DIRETTA DA PARTE DELLE IMPRESE AGRICOLE E MANCATI INCENTIVI AL TURISMO, PROPRIO NON CI SIAMO”
“Piuttosto che niente, meglio piuttosto, ma se si pensasse più alle piccole imprese forse questo Paese avrebbe qualche chanche in più”.
E’ critico il presidente dell’Ascom, Patrizio Bertin, nei confronti della manovra di bilancio predisposta dal governo e che sta affrontando il cammino parlamentare.
“Innanzitutto – continua Bertin – va fatta una premessa: la politica fiscale degli ultimi anni è retta da un solo criterio, quello del gettito al quale vanno sempre piegati gli interessi dei contribuenti.
Per cui non è che ci si possa poi meravigliare più di tanto se l’introduzione dell’Iri, prevista nel 2017 con un’aliquota del 24 per cento, slitta al 2018. Ed il motivo sta nella mancanza di copertura finanziaria visto che il Governo non ha saputo trovare 1,2 miliardi di euro per alleggerire il carico fiscale alle micro imprese”.
Forse (il passato induce ad essere prudenti) una delle poche novità fiscali positive per le micro imprese, così come previsto dalla manovra della primavera scorsa, sarà l’abolizione degli studi di settore che verranno sostituiti dagli indicatori di affidabilità economica.
Naturalmente, anche se era stato assicurato il varo entro l’anno, è quasi certo che non assisteremo se non in primavera al debutto delle nuove “pagelle” fiscali relative all’anno di imposta 2017 che interesseranno una settantina di categorie (peraltro tutte del terziario) su un totale di 193 che attualmente devono confrontarsi con gli studi.
"Diciamo che di apprezzabile – continua Bertin – c’è anche un timido ritorno alla spending review con 3,5 miliardi di tagli alla spesa pubblica improduttiva e c’è, soprattutto, il rinvio degli aumenti dell'Iva per il 2018 che avrebbero comportato maggiori imposte per oltre 15 miliardi di euro. Per il resto, poco altro".
In effetti, sul fronte fiscale, lo spostamento dell'entrata in vigore dell'IRI al 2018 causerà la mancata riduzione della pressione fiscale per circa 250mila imprese, sulle più piccole delle quali peseranno inoltre la mancata deducibilità totale dell'Imu sugli immobili strumentali e la mancata riduzione dell'Irap. Inoltre, per le imprese che adottano il regime semplificato di cassa permane la spada di Damocle della impossibilità di consentire il riporto delle perdite così come previsto per le società di capitali.
“Rimaniamo sul “chi va là” – aggiunge il presidente dell’Ascom – anche per la preventivata introduzione dell'obbligo della fatturazione elettronica tra privati, in alcuni casi già a partire dal prossimo 1° gennaio. A nostro giudizio è necessario procedere con i piedi di piombo e, soprattutto, serve il coinvolgimento delle organizzazioni di categoria".
Insomma, fatte salve poche cose, Bertin non sembra propenso a promuovere la manovra governativa.
Ci sono molte ombre e poche luci – puntualizza – ed una luce è sicuramente l’ipotizzata introduzione di un incentivo strutturale all'occupazione giovanile che può rappresentare una “mano santa”per quella riduzione del costo del lavoro che auspichiamo da sempre".
Ma se nella manovra del governo Gentiloni c’è qualcosa che al presidente dell’Ascom proprio non va giù, questa è l'estensione della disciplina generale della vendita diretta alle imprese agricole "perché si tratterebbe di un'impropria ed inopportuna invasione di campo che creerebbe un ingiustificato squilibrio delle dinamiche concorrenziali.
Detta più semplicemente: non si capisce perché a parità di lavoro, debbano esistere normative diverse".
Infine il turismo che non porta a casa il becco di un quattrino.
“E qui si tocca con mano la solita miopia italica – precisa – a causa della quale non si investe su un settore che è stato uno dei protagonisti principali della crescita al di sopra delle previsioni del Pil nazionale e, soprattutto, non si cerca di far diventare strutturale ciò che va sicuramente ricondotto ad una situazione contingente sul piano internazionale”.
Insomma, se Gentiloni volesse, ce ne sarebbero di correzioni da operare in corsa.
“Non regalie – conclude il presidente dell’Ascom – ma investimenti produttivi che non mancherebbero di avere riflessi positivi anche sull’occupazione, soprattutto giovanile”.
Padova 10 novembre 2017