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170MILA CAPI CONTRAFFATTI SEQUESTRATI ALL'INGROSSO CHINA

ANCORA SEQUESTRI DELLA GUARDIA DI FINANZA AL CENTRO INGROSSO CINA.
BERTIN (ASCOM): “IL NUOVO SINDACO SI IMPEGNI A CHIUDERE LA “CITTADELLA DELL’ILLEGALITA’” ENTRO I PRIMI CENTO GIORNI DAL SUO INSEDIAMENTO”
“A questo punto credo che la chiusura del Centro Ingrosso Cina debba essere una priorità per il nuovo sindaco. Purtroppo, nonostante i nostri continui richiami, le denunce sulla stampa e nelle tv nazionali, i convegni, le iniziative congiunte con le forze dell’ordine, nulla è stato fatto in questo senso, se non vuoti discorsi e generici appelli ad una legalità che, evidentemente, interessa molto a parole e molto meno nei fatti”.
Il presidente dell’Ascom, Patrizio Bertin, coglie al volo l’occasione dell’ennesimo sequestro operato questa mattina dalla Guardia di Finanza (170 mila articoli comprese maschere, costumi, parrucche, e “scherzi di carnevale”) per puntare il dito contro chi, a parole, si dice interessato a contrastare la “cittadella dell’illegalità”, ma nei fatti non ha fatto nulla per impedire che prodotti tarocchi e pericolosi finissero sul mercato locale con grave danno per un commercio sempre più stretto nella morsa della crisi peraltro aggravata da questi comportamenti scorretti.
“Se non fosse soprattutto per la Guardia di Finanza – continua Bertin – e per le altre forze dell’ordine che periodicamente operano sequestri di prodotti che i consumatori sottovalutano nella loro pericolosità, il Centro Ingrosso Cina opererebbe senza tema di essere minimamente contrastato. Per cui chiedo che il nuovo sindaco sottoscriva un impegno, non derogabile come è invece avvenuto anche nel recente passato, a chiudere le attività illegali che in quel contenitore avvengono ogni giorno praticamente alla luce del sole ed in totale dispregio anche delle norme fiscali e di sicurezza, entro i primi cento giorni dal suo insediamento”.

“Se – aggiunge il presidente dell’Ascom – il commercio cittadino e dell’intera provincia è in crisi è anche perché talune amministrazioni non hanno saputo (o voluto) valutare le ricadute negative che una non difesa del commercio di vicinato ha provocato. Mi riferisco non solo ai vari ingrosso cinesi, ma anche all’apertura di grandi strutture di vendita e ai mercatini proposti senza soluzione di continuità e in danno dei commercianti locali”.
Insomma, meno parole, meno proclami e più fatti.
“Commercio, turismo e servizi – conclude Bertin – hanno bisogno diprogetti e non di improvvisazioni e, soprattutto, dilegalità “reale” e non solo di quella “percepita” che evapora appena viene a scontrarsi con la dura realtà”.


Padova 27 febbraio 2017