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LA BATTAGLIA DEI RIDER PER UN COMPENSO EQUO

BERTIN (PRESIDENTE ASCOM CONFCOMMERCIO PADOVA): “ANCHE LE PIATTAFORME ONLINE CHE GESTISCONO LE CONSEGNE DI CIBO A DOMICILIO REFRATTARIE ALLE NORME COME TUTTI I GRANDI DELLA WEB ECONOMY.
LO STATO HA IL DOVERE DI NON ABBANDONARE QUESTI RAGAZZI”
“Nei diritti da riconoscere ai cosiddetti rider, noi stiamo con chi vuole anche per loro forme contrattuali certe”.
Prende posizione il presidente dell’Ascom Confcommercio di Padova, Patrizio Bertin, sulla questione delle tutele dei ragazzi che, borsone in spalla, provvedono alle consegne di cibo a domicilio create dalle piattaforme online.
“Credo che nessuno possa disconoscere – continua Bertin – il diritto di questi ragazzi non solo ad un corrispettivo equo, ma soprattutto ad una tutela in caso di malattia, infortunio (non rarissimo visto che si muovono nel traffico caotico delle città) o maternità, esattamente quello che i “grandi” del settore non vorrebbero applicare pena, come ha sostenuto l’amministratore delegato di uno di questi, “l’abbandono dell’Italia da parte delle piattaforme digitali”. Un vero e proprio ricatto che la dice lunga sull’atteggiamento dei “grandi” della web economy nei confronti delle norme e, soprattutto, sulla loro “allergia” a pagare le tasse”.In effetti a cercare in tutti i modi di evitare di sottostare alle leggi che tutti dovrebbero rispettare, non sono solo gli artefici della gig economy, ma anche i vari Amazon, Facebook, Airbnb, ecc.
“L’imperativo di questi giganti del web – aggiunge il presidente dell’Ascom – sembra essere quello di non pagare le tasse e, pur di raggiungere il loro obiettivo, negano persino l’evidenza. Tutto questo a fronte delle norme, burocraticamente drammatiche, alle quali sono sottoposte le piccole imprese che, proprio perché piccole non solo vengono tartassate, ma vengono anche perseguite, in caso di inosservanza delle norme, con una severità assolutamente non paragonabile all’”indulgenza” che viene riservata a questi “grandi” che riescono a gestire il mondo ma non riescono a quantificare le tasse che dovrebbero pagare e siccome dicono di non riuscire a quantificarle, nemmeno le pagano”.
Ben vengano dunque norme in grado di condizionarne lo strapotere.
“Purtroppo – analizza Bertin – in Italia si è fatto di tutto per eliminare i voucher che, seppur non risolutivi e sicuramente abusati in qualche comparto dell’economia, avevano il pregio di riuscire a regolare tante prestazioni in settori, come il commercio ed il turismo, che presentano picchi di lavoro che necessariamente hanno bisogno di formule flessibili ma certe. Così dicasi per i rider: servono forme contrattuali che pur garantendo la flessibilità richiesta dalle imprese, non riduca i giovani ad essere una generazione abbandonata dallo Stato dove, per pochi euro, si rischia, letteralmente, l’incolumità senza il briciolo di una copertura assicurativa degna di questo nome”.


PADOVA 18 GIUGNO 2018