IL PRESIDENTE DELL’ASCOM, BERTIN: “DA NOI PIU’ SERVIZI E PIU’ QUALITA’”.
I RISCHI CHE DERIVANO DALLA LIMITAZIONE DEI CONTRATTI A TERMINE.
MONICA SORANZO (PRESIDENTE ALBERGATORI ASCOM): “IMPRESCINDIBILE LA FLESSIBILITA’”
Il dato, per certi versi, è sorprendente: è Padova la provincia d’Italia con la media più alta di dipendenti per albergo: 23,6 a fronte di una media nazionale fissata a 10,8.
“Sorprendente di sicuro perché è una cifra più che doppia, però sorprendente fino a un certo punto – commenta il presidente dell’Ascom Confcommercio di Padova, Patrizio Bertin – visto che i 168 alberghi censiti in provincia per 3.963 dipendenti sono il risultato di un’ottima qualità e di una forte presenza dell’area termale che, notoriamente, è un comparto a forte incidenza occupazionale visti i servizi aggiuntivi che vengono proposti”.
A margine delle prese di posizione che in queste ore stanno caratterizzando il varo del “decreto dignità”, dove trovano ampie limitazioni i contratti a termine e dove, peraltro, non compaiono i voucher chiesti a gran voce dal mondo del commercio e del turismo, resta il fatto che Padova svetta in questa classifica stilata da una ricerca “Datatur – Trend e statistiche sull’economia del turismo” realizzata da Federalberghi in collaborazione con Incipit Consulting ed Ente Bilaterale Nazionale del Turismo lasciandosi dietro Milano (22,8) ma soprattutto tutte le altre province venete: Venezia è infatti a 13,9; Treviso a 11,8; Verona a 10,7; Vicenza a 8,1, Belluno a 7,1 e Rovigo a 6,1.
“Questo però significa – aggiunge la presidente di Padova Hotels Federalberghi Ascom, Monica Soranzo – che i costi che le nostre strutture devono affrontare sono mediamente più alti e lo diventeranno sempre di più se si introdurrà una rigidità che nel nostro campo è come le sette piaghe d’Egitto: una catastrofe!”
In attesa che le tinte forti sul fronte occupazione si stemperino, restano i dati dell’indagine che confermano altre buone propensioni dell’hotellerie padovana. Ad esempio la densità dell’offerta che se trova in Rimini valori inavvicinabili (169,4 letti per chilometro quadrato) e vede nelle posizioni di rincalzo Napoli (60,4) e Milano (48,7) piazza la provincia di Padova in un’ottima 20esima posizione con un valore di 12,7 letti per Kmq. Meglio di Padova, in regione, solo Venezia (quarta con 39,3 letti/Kmq) e Verona (16esima con 14,3), mentre sono molto più defilate le altre: 51esima Belluno con 5,4; 56esima Vicenza con 4,9; 71esima Treviso con 3,8 ed infine 90esima Rovigo con 1,8.
C’è infine un dato che non risulta essere brillantissimo ed è quello dell’incremento delle presenze (dati 2016 su 2015) dove la provincia di Padova si piazza solo al 56esimo posto con una variazione percentuale in aumento pari al 2,3%.
“Dato da prendere con le molle – analizza il presidente Bertin – perché dipende sempre dal livello di partenza e se Ragusa si piazza al primo posto (+53,6%) è perché il livello di partenza era molto basso. E poi ci sono i dati più recenti che confermano per Padova un buon trend di crescita che però necessita di idee nuove. Per questo siamo impegnati a fare in modo che la nostra città si doti di quell’arena della musica che avrebbe il potere di sviluppare un incoming di primissimo livello”.
Dunque, si ragiona per il futuro.
Nel frattempo la fotografia del recente passato vede Padova piuttosto indietro a livello Veneto. Verona infatti ha aumentato le proprie presenze dell’8,6%; Belluno del 5,2%; Vicenza del 4,9%; Treviso del 2,7%; Venezia del 2,4%. Solo Rovigo ci segue con un 2% netto.
“Come ha ben evidenziato nei giorni scorsi il presidente Bertin – aggiunge Monica Soranzo – l’arena della musica produrrebbe un indotto pari a 35 milioni. Una cifra di tutto rispetto che non avrebbe come destinatari solo gli alberghi ma un po’ tutto il commercio”.
“Attenzione però – conclude la presidente di Padova Hotels Federalberghi Ascom – a non “ingabbiare” il settore turistico in forme contrattuali che poco si adattano ad un comparto che, per sua natura, ha alti e bassi. Una flessibilità corretta è ciò di cui abbiamo bisogno. Tutto il resto rischia di essere una questione “di principio” di cui a farne le spese sarebbero in primo luoghi i potenziali occupati e, immediatamente a seguire, le nostre imprese impossibilitate ad assumere e, pertanto, impossibilitate a proseguire la propria normale attività”.
Padova 4 luglio 2018