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BERTIN: AIRBNB CONTINUA A NON PAGARE LE TASSE SULLE LOCAZIONI BREVI


AIRBNB CONTINUA A NON PAGARE LE TASSE PREVISTE DAL REGIME FISCALE DELLE LOCAZIONI BREVI: INCASSATI SOLO 19 DEGLI 83 MILIONI PREVISTI.
BERTIN (PRESIDENTE ASCOM CONFCOMMERCIO PADOVA): “UNA CONCORRENZA SLEALE SEMPLICEMENTE INACCETTABILE"

Se cercate un appartamento per le vacanze in Namibia, state certi che Airbnb ce l’ha. Ma se lo Stato Italiano alla stessa Airbnb chiede di pagare le tasse allora i problemi diventano praticamente insormontabili. 
"E tutto questo è semplicemente inaccettabile – dichiara il presidente dell’Ascom Confcommercio di Padova, Patrizio Bertin –perché non è pensabile che strutture che incassano milioni di euro ogni giorno, siano poi refrattari a contribuire con il versamento delle tasse”.
La questione non è nuova in casa Ascom né è nuovo l’attacco di Bertin ai “signori dell’affitto”. 
“Solo che adesso arrivano anche i dati – spiega il presidente dell’Ascom – e i dati dicono che del preventivato introito di 83 milioni di euro messi a bilancio dal rendiconto generale dello Stato in realtà ne sono stati incassati solo 19 frutto, essenzialmente, di contribuenti minori”.
In effetti Airbnb, ma anche Booking ed HomeAway, hanno contestato apertamente, dapprima con rinvii e poi con ricorsi, la legittimità del prelievo fiscale nei loro confronti.
“Il problema – aggiunge Bertin – è che mentre i nostri albergatori sono soggetti fiscali che devono pagare tutte le tasse, compresa, laddove è prevista, quella di soggiorno, queste grandi piattaforme sfruttano la sostanziale “no tax area” per mettere in atto una concorrenza a dir poco sleale”.
All’Ascom, in buon sostanza, non si capacitano del fatto che Airbnb abbia, in buona sostanza, rigettato l’introduzione nell’ordinamento italiano di un “regime fiscale delle locazioni brevi” che prevede che i gestori di portali telematici che esercitano attività di intermediazione immobiliare fungano da sostituti d’imposta trattenendo il 21% dei redditi percepiti dai proprietari degli alloggi come cedolare secca.In effetti quando il 12 settembre 2017 la disposizione entrò in vigore Airbnb, accampando “difficoltà applicative”, lasciò che la scadenza passasse senza per questo subire le sanzioni che invece sono in capo ai semplici contribuenti. 
Per la tassa di soggiorno, invece, è necessario raggiungere accordi con le singole amministrazioni comunali che sono gli organi preposti al godimento della tassa.
Ecco perché la presidente di Padova Hotels Federalberghi Ascom, Monica Soranzo, ancora lo scorso marzo, chiese che il comune di Padova si attivasse per giungere ad un accordo che potesse far emergere un sommerso padovano che proprio in quei giorni suscitava l’attenzione dei media anche per risvolti di ordine pubblico.
Il Comune prese la palla al balzo e dette notizia di avere incaricato gli uffici di prendere contatti con altre amministrazioni comunali che erano riuscite nell’intento col fine di preparare un’intesa analoga, attraverso la quale chiedere direttamente ad Airbnb di trattenere dai proprietari degli immobili l’imposta di soggiorno e quindi versarla al Comune.
“Sinceramente – conclude Bertin – noi non siamo a conoscenza dello stato di avanzamento della trattativa che comunque speriamo sia a buon punto anche perché, oltre che rappresentare una questione di correttezza nei confronti di tutti gli operatori che lavorano nell’ambito del turismo, determinerebbe il recupero di somme che andrebbero ad incrementare iniziative sul piano turistico e anche un sostegno al tessuto commerciale della città”.

Padova 20 luglio 2018