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VENDITE IMMOBILIARI: TASSAZIONE DEVE ESSERE SOLO SUI VALORI DI MERCATO


VALORI CONTRASTANTI SULLE VENDITE IMMOBILIARI METTONO UNA DI FRONTE AGLI ALTRI AGENZIA DELLE ENTRATE E CITTADINI/CONTRIBUENTI.

LA PROPOSTA DELL’ASCOM: “I VALORI DI MERCATO UNICA BASE PER DETERMINARE LA TASSAZIONE”
E’ l’ennesimo caso di contrasto tra Agenzia delle Entrate e contribuenti.
Da una parte l’una che cerca di combattere l’evasione, dall’altra gli altri che, soprattutto quando sono nel giusto, sentono lo Stato distante e vessatorio. Un esempio? La compravendita di un immobile in periodo di vacche magre.
“Seppur in presenza di una ripresa – conferma Silvia Dell’Uomo, vicepresidente degli agenti immobiliari della Fimaa Ascom Confcommercio di Padova – il mercato presenta ancora non poche difficoltà e non di rado, soprattutto in alcune aree o per talune tipologie di venditori (ad esempio eredi alla ricerca di una monetizzazione rapida dell’immobile), i valori non rispecchiano quelli in possesso dell’Agenzia delle Entrate e determinati dai valori catastali che non di rado sono più alti di quelli del mercato”.
Risultato? La compravendita rischia di naufragare perché i valori non collimano e, conseguentemente, l’Agenzia pretende di riscuotere una tassazione ben superiore a quella determinata dalla compravendita vera e propria.
“Il problema – sottolinea il presidente dell’Ascom, Patrizio Bertin – è sempre il solito: la presunzione di colpevolezza nei confronti del cittadino/contribuente. Lo Stato, in pratica, attraverso le azioni dell’Agenzia delle Entrate, dubita a priori che il cittadino/contribuente possa essere onesto.
O meglio: siccome l’evasione è un concetto assodato dall’opinione pubblica, si intensifica la pressione non su chi evade in toto ma su chi dichiara”. 
Come uscirne? Bertin ha un’idea. “Assodato che è il mercato quello che “dice l’ultima parola” – spiega – deve essere il mercato l’unico parametro che l’Agenzia delle Entrate dovrebbe prendere in considerazione. Magari con l’aiuto delle organizzazioni rappresentative degli agenti che potrebbero fornire, periodicamente, un quadro della situazione “reale” con “forchette” minimo/massimo per quartiere e/o comune. Se la compravendita è nella “forchetta” pur scostandosi dalla rendita, non dovrebbe determinare, come invece avviene oggi, l’accertamento d’ufficio”.
Fattibile?
“Io voglio sperare che lo sia. D’altra parte la mia – conclude il presidente dell’Ascom – è una proposta per cercare di evitare ciò a cui stiamo assistendo, ovvero al blocco delle compravendite (e dunque del mercato) per “paura dell’accertamento” che, bene che vada, è comunque una fastidiosa “forca caudina” che impone al contribuente l’onere della prova. Viceversa se l’Agenzia collaborasse con le organizzazioni del comparto, potremmo arrivare ad una reciproca possibilità di accrescere le proprie competenze ed, in ultima analisi, di dare “fiato” ad un mercato che risulta frenato anche per colpa di una burocrazia che, purtroppo, nega anche l’evidenza”. 

Padova, 27 luglio 2018