DOMANI A ROMA L’ASSEMBLEA DI CONFCOMMERCIO.
UN SONDAGGIO DELL’ASCOM DI PADOVA (CHE PARTECIPERA’ CON UNA QUARANTINA DI IMPRENDITORI DEL TERZIARIO GUIDATI DAL PRESIDENTE BERTIN) INDICA LE QUESTIONI PIU’ RILEVANTI.
E SE SULL’IVA NON CI SONO SORPRESE, SUL RESTO …
L’appuntamento, stesso luogo (l’auditorium di via della Conciliazione a Roma) e stessa ora (le 10.30) è per domani giovedì 6 giugno.
In quel luogo, in quel giorno e a quell’ora è in programma l’assemblea generale di Confcommercio e, come avviene ormai da molti anni, la delegazione padovana sarà una delle più numerose forte, come sarà, di una quarantina di elementi che, per raggiungere la capitale in treno, dovrà sottoporsi alla consueta levataccia, questa volta accentuata dalla soppressione del Frecciarossa delle 6.38.
“Un sacrificio che i nostri consiglieri – spiega il presidente dell’Ascom, Patrizio Bertin – fanno volentieri perché esserci è importante e sostenere lo sforzo del nostro presidente nazionale, Carlo Sangalli, lo è ancora di più in un momento come questo caratterizzato da grande incertezza”.
E allora, per diradare le nebbie che avvolgono la fase politica ed economica del nostro Paese, all’Ascom hanno pensato bene di fornire alla relazione del presidente Sangalli il sostegno che deriva da un sondaggio realizzato nei giorni scorsi tra gli associati ed i cui risultati sono stati trasferiti questa mattina a Roma.
“Lo avevo promesso al presidente Sangalli – continua Bertin – quando, lo scorso 5 maggio, aveva partecipato al nostro convegno in Palazzo della Ragione. Allora gli avevo detto che Padova e la sua provincia si sarebbero espresse individuando le questioni che, a nostro giudizio, devono essere affrontate unite ad una previsione delle nostre imprese sulle prospettive future”.
Vediamo allora cos’ha detto il sondaggio, raccolto fino a domenica attraverso la rete.
Verrebbe da dire che non ci sono sorprese in ordine alle prospettive: il 69,2% infatti dichiara di non prevedere investimenti nei prossimi 6 mesi; qualche punto in meno (65,5%) è convinto che il fatturato non subirà variazioni al rialzo e addirittura l’81,4% afferma di essere certo che nel 2019 non effettuerà assunzioni.
Pessimisti?
“Il pessimismo – ammette il presidente dell’Ascom – per definizione non può essere nel DNA di un imprenditore, per cui se il “sentiment” è quello che i nostri dati certificano, significa che la situazione economica non è delle più floride ed è indilazionabile il fatto di metterci mano”.
Discorso un po’ diverso invece sulle questioni sul tappeto.
Al campione di associati è stato chiesto di stilare una classifica tra sette “top problem” e qui, per certi versi, qualche sorpresa è venuta fuori. Stabilito che per due sondaggiati su tre la questione “principe” è la sterilizzazione dell’aumento dell’Iva, al secondo posto viene individuata la lotta alla corruzione, seguita dalla lotta alla criminalità e dall’autonomia.
“Si tratta di tre temi – analizza Bertin – che sono distanziati di un’incollatura quasi a dimostrare che il mondo del commercio, del turismo e dei servizi vuole soluzioni rapide per tutte queste questioni e le vuole in un arco temporale di quasi contemporaneità”.
Un po’ più distanziate (siamo nell’ordine di un imprenditore su tre che le individua come prioritarie) le ultime tre questioni: introduzione della flat tax, sblocco delle infrastrutture e, un po’ a sorpresa perché finisce in coda, controllo dell’immigrazione.
“Una seconda domanda – precisa il presidente dell’Ascom – aveva il compito di “correggere” il sondaggio se questo avesse presentato discrepanze notevoli. Cosa che non è avvenuta nel senso che alla domanda: “Cosa ti attendi dall’Europa?” le opzioni più scelte sono state, nell’ordine, “una politica estera comune” (addirittura il 57,2%) e “una revisione del deficit”. Solo terza la redistribuzione degli immigrati e, ancor più distanziata, l’introduzione della web tax.
Il tutto a significare che il terziario mira alla sostanza delle cose, vede un’Europa dove non ci sono figli e figliastri e dove le regole devono scaturire da un’impostazione generale e non dagli interessi particolari di questo o quel Paese.
In altre parole: senza politica estera comune, che poi vorrebbe dire maggiore coesione e condivisione sulle scelte tra tutti i Paesi della UE, non si può pretendere severità sui bilanci, non si può pensare ad una politica migratoria degna di questo nome e diventa una pallida illusione pensare che Paesi che hanno fatto della bassa tassazione verso i giganti del web la loro politica, possano aderire all’idea che anche i “big data” siano costretti a pagare le tasse nel Paese dove producono i loro utili a 9 e passa zeri”.
Insomma dal terziario padovano, un po’ a conferma e un po’ a sorpresa, arriva l’indicazione che sono i consumi, ovvero la crescita, la leva che può modificare una situazione economica (e sociale) che diversamente è destinata ad implodere su se stessa.
“A Roma, giovedì – conclude Bertin – so che il presidente Sangalli non si risparmierà. Spero che anche il rappresentante del governo ci dica che non ci sono tentennamenti e che l’esecutivo ha intenzione di procedere spedito”.
PADOVA 5 GIUGNO 2019