BERTIN (PRESIDENTE ASCOM CONFCOMMERCIO PADOVA): “SENTENZA IMPORTANTE PERCHE’ STABILISCE CHE SERVE BUON SENSO”.
L’ESPERIENZA PADOVANA COSI’ COME LA SI DEDUCE DAGLI INTERVENTI DELL’UFFICIO LEGALE DELL’ASCOM
La notizia arriva da Roma, ma la sua valenza si dispiega sull’intero territorio nazionale: il tribunale civile della capitale ha infatti dato ragione ad un ristoratore che, non riuscendo a trovare un accordo col proprietario dei muri per una riduzione dell’affitto, si era rivolto ai giudici.
“E’ una sentenza importante – commenta il presidente dell’Ascom Confcommercio di Padova, Patrizio Bertin – perché introduce un concetto: quello che è indispensabile trovare un punto di equilibrio, direi di buon senso, nel rapporto che intercorre tra proprietari ed affittuari”.
Un rapporto che, in questi mesi di lockdown prima e di ripartenza col freno a mano tirato poi, ha vissuto alti e bassi degni di un ottovolante.
“Fin dal primo momento – continua Bertin – a fronte di incassi azzerati da parte di negozi, bar e ristoranti obbligati per legge a rimanere chiusi, l’Ascom Confcommercio si è subito attivata, attraverso il proprio ufficio legale, per cercare se non proprio la riduzione a zero del canone, almeno una sua significativa rimodulazione”.
Fin dal primo momento sono emersi comportamenti che, in buona misura, potevano essere ricondotti a tre tipologie di proprietari dei muri: i privati “giovani”, i privati “anziani” e le società.
I più disponibili a venire incontro ai locatari rivedendo i canoni d’affitto sono stati i “giovani” mentre maggiori resistenze sono venute dagli “anziani”, forse perché la rendita dell’affitto corrisponde ad un’integrazione della pensione. Semaforo rosso, invece, da parte della quasi totalità delle società.
E proprio nei confronti di una società dispiegherà i suoi effetti la sentenza del tribunale capitolino che ha imposto una riduzione del 40% per i mesi di aprile e maggio e del 20% per i mesi che vanno dallo scorso giugno al prossimo marzo oltre che la sospensione della fidejussione.
“Non aderire ad una richiesta di riduzione del canone – fa notare il presidente dell’Ascom Confcommercio padovana – non è però un fattore negativo solo per chi si trova a pagare un affitto per un’attività che, per alcuni mesi, non ha proprio avuto introiti e per altri ne ha avuti in misura alquanto ridotta, ma è negativo anche per chi quell’affitto lo incassa: se al mancato pagamento fa seguito lo sfratto, è molto probabile che quei locali, stante i tempi lunghi della ripresa, rimarranno sfitti per un periodo molto lungo con evidente deprezzamento non di rado associato ad un degrado che sempre affiora quando si spegne una vetrina”.
Dunque, meglio accordarsi.
“In questo senso – conclude Bertin – il nostro ufficio legale, che in questi sei mesi è intervenuto con successo in molte situazioni, talune valutate in partenza come “molto difficili”, resta a disposizione per valutare come poter procedere con un obiettivo ben preciso: evitare un contenzioso che non farebbe altro che intasare i tribunali (già in difficoltà) e, soprattutto, di avvelenare un clima che invece deve essere il più sereno possibile se vogliamo che la ripartenza non sia un miraggio”.
PADOVA 11 SETTEMBRE 2020