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NUOVI RISTORI: PER BERTIN L'ULTIMO DPCM E' VESSATORIO

NUOVI RISTORI A FONDO PERDUTO E STRASCICHI DEL “MERCOLEDI’ NERO” PASSATO IN ATTESA DI CONOSCERE L’”AREA” DI APPARTENENZA DELLA REGIONE VENETO.
BERTIN (ASCOM CONFCOMMERCIO): “LA GESTIONE DELL’ULTIMO DPCM? PROFONDAMENTE INGIUSTO E DIABOLICAMENTE VESSATORIO”

“Primo: conoscere quanti soldi ci sono a disposizione. Secondo: ricomprendere nel provvedimento anche quelle categorie che adesso ne sono escluse. Terzo: anche gli esercizi operanti nelle “zone gialle” siano i destinatari del nuovo ristoro a fondo perduto”.
Il presidente dell’Ascom Confcommercio, Patrizio Bertin prima di tornare sul “mercoledì nero” dell’attesa infinita per conoscere il colore dell’“area” nella quale sarebbe finito il Veneto, punta l’attenzione sul decreto “ristori bis” (almeno così lo ha chiamato il premier Conte).
“Al governo deve essere chiara una cosa: se non arrivano ristori immediati e congrui, chi ha dovuto chiudere alle 18 dallo scorso 28 ottobre, tra un po’ non potrà nemmeno più riaprire. E tutto ciò non potrà che avere delle ricadute serie sulla tenuta sociale di un territorio in oggettiva difficoltà”.
“Quel che è certo – sottolinea il presidente – è che dobbiamo convivere col virus e non morire col virus per cui ci saremmo aspettati un’organizzazione della società che oltre che prevedere una risposta sanitaria adeguata, potesse anche raggiungere l’obiettivo di non dover chiudere le attività per evitare gli assembramenti. Di sicuro sono state colpite quelle di fine filiera che, però, si stanno portando appresso l’intera filiera per cui a noi appare evidente che non si può procedere per codici ATECO stagni come non si può procedere con i soli ristori: qui servono moratorie sulle tasse, sugli affitti, sui debiti bancari”.
Poi, a giudizio di Bertin, non si può procedere come si è fatto con l’ultimo DPCM.
“Trovo profondamente ingiusto e diabolicamente vessatorio – aggiunge – che si siano tenuti sulla corda migliaia di imprenditori in attesa di conoscere in quale fascia sarebbe finita la loro regione e, con essa, il loro destino. Io capisco che la programmazione non fa parte del bagaglio culturale di una burocrazia ottusa e, molto spesso, senza nessuna responsabilità, ma anche il più piccolo degli imprenditori ha obblighi inderogabili: con i propri collaboratori, con i fornitori, con i clienti. Fino alle 20.20 di mercoledì i bar non sapevano se dovevano o se potevano ordinare al pasticciere le brioche per la mattina seguente e se dovevano chiamare il proprio dipendente per dirgli se era richiesto sul posto di lavoro o se doveva restare a casa”.

PADOVA 5 NOVEMBRE 2020