IMPRESE “AL FEMMINILE”.
NONOSTANTE LA PANDEMIA FLESSIONI MINIME E UN DATO COSTANTE: IN PROVINCIA DI PADOVA NON CI SI SCOSTA DA 17MILA.
MORELLO (CIF CAMERA DI COMMERCIO): "IMPENSABILE GETTARE ANNI D'IMPEGNO"
CRISTOFANON (TERZIARIO DONNA ASCOM CONFCOMMERCIO): "LA CORAZZA CHE ABBIAMO DOVUTO INDOSSARE PER AVVIARE L'ATTIVITA' CI È SERVITA ANCHE CONTRO IL COVID"
Dal primo trimestre 2018 al primo trimestre del 2021: tre anni condizionati da un ciclone chiamato Covid che non solo non ci ha permesso di vivere, ma ci ha anche costretti a cambiare molte abitudini e, forse, a tornare sui nostri passi circa qualche erroneo convincimento.
"Però - sottolinea Elena Morello, presidente del Comitato Imprenditoria Femminile della Camera di Commercio di Padova e presidente delle scuole di lingue dell'Ascom Confcommercio di Padova - tutto questo, sulle imprese gestite da donne, sembra non aver impattato in maniera determinante".
C'è un numero che ricorre costantemente nelle imprese padovane "al femminile" ed è 17mila. Da quel migliaio non ci si scosta e le variazioni, di trimestre in trimestre, sono minime. Infatti le imprese delle donne erano 17.683 alla fine del 1° trimestre del 2018; sono diventate 17.754 nel secondo; 17.833 nel terzo; 17.785 nel quarto. Erano scese a 17.664 nel primo trimestre dell'anno successivo; quindi sono risalite fino a quota 17.767 nel secondo; picchi a 17.800 nel terzo e a 17.812 nel quarto.
"Doveva essere un trend di crescita molto promettente - continua Morello – quando l’arrivo del covid ne ha arginato l'espansione pur non causandone fortunatamente il crollo".
In effetti, il primo trimestre del 2020, le imprese "al femminile" erano 17.627 , ma già il trimestre successivo tornavano ad essere 17.665 per poi salire ancora a 17.705 e chiudere il 2020 a quota 17.660.
"Nel primo trimestre del 2021 - aggiunge Elena Cristofanon, presidente di Terziario Donna Ascom Confcommercio Padova - c'è stata un flessione un tantino più accentuata anche se 17.628 imprese rappresentano pur sempre un valore di tutto rispetto soprattutto se consideriamo che molti settori, alcuni dei quali presidiati tradizionalmente dalle donne, hanno dovuto fare i conti con chiusure, contrazioni del fatturato, limitazioni di ogni genere, scarsi ristori".
C'è stata dunque una "resilienza delle donne d'impresa" che sorprende, ma fino a un certo punto.
"Spesso - continua Cristofanon - le donne arrivano ad avviare un'impresa dopo mille difficoltà (pregiudizi sociali perpetuati persino all'interno delle famiglie; credito difficile da ottenere; mercati prevenuti, ecc.) per cui la corazza che hanno dovuto indossare per mettere in piedi la loro attività è servita anche per contrastare la pandemia e le negatività che questa ha causato".
Questo non significa che i pericoli siano del tutto superati.
"Non sappiamo ancora quale "onda lunga" potrà generarsi da una crisi così prolungata - conclude Morello – per cui non escludiamo che i prossimi trimestri possano smentirci, ma l'impressione generale è che la volontà delle nostre imprese sia quella di non voler vanificare anni di impegno e dedizione, talvolta anche ingoiando “bocconi amari”, pur di avviare, sviluppare e realizzare il proprio sogno!"
Padova 6 settembre 2021