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IL DECRETO DEL GOVERNO NON SODDISFA IL TERZIARIO DI MERCATO

BERTIN (PRESIDENTE ASCOM CONFCOMMERCIO DI PADOVA): “POCA ATTENZIONE AL TURISMO E UN COSTO INSOPPORTABILE PER LA CASSA INTEGRAZIONE”

Più ombre che luci.
Il nuovo Decreto Ristori, approvato ieri dal governo e contenente le risorse a favore dei comparti più colpiti dalle ultime strette anti-Covid e le misure per limitare i rincari delle bollette di elettricità e gas, soddisfa solo in minima parte le imprese del commercio, del turismo e dei servizi rappresentate dall’Ascom Confcommercio di Padova.
“E’ vero – commenta il presidente Patrizio Bertin – che il decreto interviene a sostegno dei settori che sono stati chiusi a seguito della pandemia o che ne sono stati fortemente danneggiati, però non dà risposte a tutte le tipologie di attività e, soprattutto, complica le cose sul piano burocratico”.
“Anche per quanto concerne il caro-bollette – continua Bertin - sono stati annullati gli oneri di sistema a tutte le imprese per il primo trimestre, ma credo che si tratti di un pannicello caldo per chi si trova a doversi confrontare con bollette anche più che raddoppiate”.
Le critiche dell’Ascom Confcommercio di Padova si concentrano, soprattutto, sui sostegni economici destinati al turismo per il quale è previsto un incremento del Fondo Unico da 120 a 220 milioni.
“Posso dire – continua Bertin – che è una cifra del tutto inadeguata vista l'ampia platea di beneficiari a cui è rivolto lo strumento (strutture ricettive, agenzie di animazione, guide e accompagnatori turistici, imprese di trasporto turistico, agenzie di viaggio, tour operator)?"
Ma è sugli ammortizzatori sociali che il giudizio è “tranchant”: infatti, invece di prorogare la cassa Covid, il Governo ha infatti scelto di mettere a disposizione delle imprese in crisi gli strumenti ordinari che sono stati oggetto di riforma, con la sola esenzione sul contributo addizionale a carico dei datori di lavoro. 
Ma chi ha dipendenti sa che gli ammortizzatori ordinari prevedono normalmente un'anticipazione del salario da parte dei datori di lavoro e le imprese, in fortissima crisi di liquidità, non sono minimamente in grado di farvi fronte. Per ottenere il pagamento diretto da parte dell’Inps, le aziende dovranno produrre tutta una serie di documenti che invece, per la cassa Covid, non dovevano produrre per dimostrare la palese ed oggettiva crisi finanziaria in corso. Le procedure legate agli ammortizzatori ordinari previsti dal decreto sono quindi molto più lunghe e complesse di quelle della cassa Covid e le imprese e i lavoratori del turismo organizzato, che hanno già esaurito la fruizione dei periodi concessi al 31 dicembre 2021, non possono più permettersi di attendere tempi lunghi e incerti.
“Il rischio – conferma il presidente Bertin – è che le aziende siano quindi costrette a licenziare con tutto ciò che ne consegue non solo in termini di immediata disoccupazione ma anche, in prospettiva, di difficoltà a recuperare professionalità che andranno irrimediabilmente perdute".
La verità è che le imprese guardano anche alla proroga delle moratorie bancarie e all’estensione del credito d’imposta sulle locazioni commerciali oltre che agli altri incentivi sulla base della reale perdita di fatturato e sono preoccupate nel dover registrare oggi la mancanza di attenzione rispetto a questi temi. 
Insomma, non era ciò che le categorie del terziario di mercato, pur consce delle difficoltà, si attendevano.
Dunque, tante ombre.
L’unica luce sembra legata ai provvedimenti in favore del settore moda per il quale vengono previsti gli indennizzi alle società del commercio al dettaglio con fatturato fino a 2 milioni di euro nel 2019, che abbiano subìto una flessione del fatturato del 30% nel 2021 rispetto ai livelli pre Covid e l'estensione del credito d'imposta per le rimanenze di magazzino anche ai dettaglianti “in esercizi specializzati nei prodotti tessili, della moda, del calzaturiero e della pelletteria”.
Ma, come ricorda un vecchio adagio, una rondine non fa primavera.

Padova 27 gennaio 2022