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IL PAYBACK DISPOSITIVI MEDICI METTE A RISCHIO I FORNITORI OSPEDALIERI

L’ASCOM CONFCOMMERCIO DI PADOVA INSISTE: “IL GOVERNO DEVE CANCELLARE DEFNITIVAMENTE LA NORMA”

Sul payback relativo ai dispositivi medici che obbliga le aziende del comparto Sanità a rimborsare il 50% delle spese effettuate in eccesso dalle Regioni vanno tutelate le aziende e i lavoratori.
“Non fosse altro – sottolineano nella sede di Confcommercio Ascom Padova – perché sono state queste aziende e questi lavoratori che negli ultimi due anni hanno contribuito ad uscire dall’emergenza".
Come si ricorderà, il governo, con un decreto legge approvato dal Consiglio dei Ministri il 10 gennaio scorso ha confermato il payback posticipando solo la scadenza, inizialmente prevista per il 15 gennaio, al 30 aprile 2023.
“Ma una pratica ingiusta – dichiara il presidente dell’Ascom Confcommercio, Patrizio Bertin - che mette a rischio la tenuta delle PMI del settore, compromettendo il Sistema sanitario nazionale, resta una pratica ingiusta anche se spostata di qualche mese”.
Con l'approvazione di questa normativa, infatti, si mette a rischio il tessuto dei fornitori ospedalieri, composto per il 95% da micro, piccole e medie imprese, con oltre 100mila lavoratori coinvolti a livello nazionale. 
"Noi non contestiamo il contenimento della spesa pubblica – aggiunge Bertinma il provvedimento del payback è ingiusto e assolutamente vessatorio perché deresponsabilizza gli amministratori pubblici, penalizzando invece i produttori e i distributori di dispositivi medici”.
In Confcommercio Ascom Padova continuano a non comprendere la “ratio” del provvedimento.
“O meglio – precisa il presidente – la comprendiamo forse troppo bene: si scaricano sulle imprese gli “sforamenti” di bilancio delle Regioni anche se, è doveroso ricordarlo, il periodo pandemico può avere influito“.
Il problema, comunque, non è di poco conto. La restituzione del 50% della spesa alle Regioni incide fortemente sui bilanci delle piccole e medie imprese, che non possono poi sottrarsi dall'eseguire o interrompere le forniture di beni o servizi, una volta vinta una gara pubblica.
Secondo i dati di FIFO (la Federazione di settore di Confcommercio), solo per il quinquennio 2015-2020 le aziende dovrebbero restituire in media somme pari a metà del proprio fatturato annuo (circa 3,6 miliardi di euro), con ingenti difficoltà fiscali, trattandosi di bilanci già depositati, e con modalità vessatorie che prevedono anche la compensazione dei crediti vantati dalle imprese fornitrici nei confronti delle aziende sanitarie.
“Una cosa è certa – conclude Bertin - se il governo non provvederà a cancellare definitivamente la norma chi potrà più fidarsi? E chi se la sentirà di fornire dispositivi medici essenziali per la cura dei pazienti e servizi di assistenza tecnica agli ospedali, se non c’è più nessuna certezza?".

PADOVA 3 MARZO 2023