Bertin (Ascom Confcommercio): "Fenomeno già maturo nel 2019 poi stoppato dalla pandemia. Adesso serve una norma per evitare la "Disneyficazione"
Da giorni il presidente di Confcommercio Ascom Padova, Patrizio Bertin, sta mettendo in guardia sul rischio che anche la città del Santo, al pari di città ben più grandi, in Italia e nel mondo, stiano snaturandosi assomigliando sempre più a villaggi turistici. "Disneyficazione" è stato chiamato il fenomeno ed i rischi che porta con sé sono piuttosto preoccupanti: città in balia del cosiddetto overturism con sempre meno residenti e, di conseguenza, con sempre meno negozi di prossimità. "E senza negozi - ha detto Bertin - le città sono destinate a diventare sempre meno sicure".
Un grido d'allarme che qualcuno ha giudicato eccessivo, ma che eccessivo non è se guardiamo ai numeri messi nero su bianco nell'analisi condotta da Isnart sui dati di Airdna, la piattaforma Stendhal e Unioncamere e che vede un progressivo allargamento del fenomeno anche se, a ben guardare, già nel 2019 la tendenza era piuttosto delineata.
"Probabilmente - commenta Bertin - non c'era ancora la percezione che il fenomeno avesse queste proporzioni e, soprattutto, dall'inizio del 2020, con lo scoppio della pandemia, il mondo, l'Italia e Padova e provincia in particolare, hanno avuto ben altro a cui pensare".
Per cui i problemi della proliferazione di affitti brevi sono passati in secondo piano e nessuno ha analizzato che già a settembre 2019, gli alloggi disponibili su Airbnb nel padovano erano 3233 per raggiungere il picco a marzo dell'anno successivo quando diventeranno 3238.
Se pensiamo che oggi - l'ultimo dato è di aprile 2024 - gli alloggi a disposizione sono 2960, è evidente che i 5 anni trascorsi dal 2019 hanno prima registrato una flessione, con il picco negativo di 2471 alloggi disponibili a febbraio 2022, per poi risalire man mano che la pandemia arretrava e i turisti tornavano.
"E' evidente - sottolinea Silvia Dell'Uomo, presidente degli agenti immobiliari della Fimaa Ascom Confcommercio di Padova - che già nel 2019 i proprietari di immobili avevano visto nell'affitto breve un modo ben più redditizio e molto meno problematico dell'affitto normale e più di qualcuno ha approfittato della pandemia per adattare i locali al nuovo business".
Dunque un calo sì dovuto alla minore presenza di turisti, ma anche ad una riconversione degli alloggi in vista di una ripresa che non sarebbe potuta tardare più di tanto e che, in città, avrebbe sfruttato il traino di Urbs Picta dal 2021 patrimonio Unesco.
Si diceva: la ripresa. Che poi effettivamente c'è stata e che ha riportato i numeri a ridosso delle 3000 unità che, si dirà, sono ben poca cosa rispetto ai 760mila alloggi disponibili nel 2023 in Italia (incremento del 9,4% rispetto all'anno precedente con la Toscana che ne assorbe il 14%, la Sicilia il 12% e la Lombardia il 10%) o anche ai 23mila di Venezia o ai 13mila di Verona.
Ma se i numeri degli alloggi dicono tanto, ancora di più dicono gli altri numeri relativi al fenomeno. Infatti se il volume d'affari del 2019, per Padova e provincia, era intorno ai 19,5 milioni di euro, nel 2023 lo stesso volume d'affari ha raggiunto la considerevole cifra di 24,8 milioni e il solo primo quadrimestre del 2024 ha già fatto incassare 8 milioni. Se tanto ci dà tanto, potremmo prevedere che non sarà difficile arrivare alla trentina di milioni a fine anno.
Se poi guardiamo alle prenotazioni, nel 2019 furono poco meno di 74mila mentre a fine 2023 avevano raggiunto la cifra di 88.500 con una distribuzione mensile che, nel 2023, ha visto settembre primeggiare con 9064 prenotazioni, ma anche i mesi più caldi hanno fatto numeri considerevoli: luglio 9055; giugno 8706; aprile 8345; maggio 8269; agosto 8192 e ottobre 8060.
"Il problema - riprende il filo del discorso il presidente Bertin - è che il passaggio da affitto normale, dato a famiglie, a lavoratori, a studenti e a personale delle forze dell'ordine, non riesce a reggere il confronto con l'affitto breve che, pur avendo un tasso di occupazione che non ha raggiunto in tutti questi anni il 35%, è pur sempre decisamente più remunerativo dell'affitto normale".
Evidente, a questo punto, che se si vuole trovare un punto di equilibrio, serve una norma. Barcellona ha detto basta a nuovi affitti brevi dal 2028. Firenze sta cercando il modo per arginare una desertificazione che ha colpito le zone più turistiche del centro cittadino. Amsterdam e New York autorizzano solo affitti medi (almeno un mese o non se ne fa nulla).
"I numeri - conclude il presidente di Confcommercio Ascom Padova - non sono opinabili e dicono che il fenomeno, già ben avviato alla fine del decennio scorso, si è preso una "pausa di riflessione" con la pandemia, ma adesso sta ritornando a ritmi sempre più sostenuti. Chiaro che i proprietari hanno il diritto di fare del proprio immobile ciò che più risponde alle loro aspettative, però la politica ha anche il dovere di guardare al bene più generale. Detto diversamente: serve una norma come serve un intervento del Comune che agevoli gli affitti normali con una detassazione completa per un triennio per chi rinuncia all’affitto breve. Provvedimenti che servono in fretta se non vogliamo che il turismo (dal quale dipende un buon 10% del nostro Pil e dunque va salvaguardato) rischi di dover fare i conti con forme di protesta/difesa come quella inscenata a Barcellona dove i residenti si sono messi a bersagliare i turisti con le pistole ad acqua. Questo no, ma no nemmeno all'immobilismo".
PADOVA 26 LUGLIO 2024