Il presidente Bertin: "Consumatori attenti a spendere, memori di certe crisi come la pandemia"
E poi le preoccupazioni per l'inflazione e per il clima internazionale
Il presidente Patrizio Bertin lo aveva detto nei giorni scorsi: "La Pasqua non è andata benissimo, colpa anche del meteo che non ha favorito gli acquisti tipici dei giorni prefestivi".
Ma non c'è solo il meteo ad aver pesato sul raffreddamento dei consumi. Ci sono cambiamenti dei modelli di consumo che fanno data da almeno vent’anni e che confermano il fenomeno della “terziarizzazione” dell’economia.
"Rispetto al 2007 - confermano nella sede dell'Ascom Confcommercio di Padova - è calata la spesa per alimentari (-408 euro pro capite), abbigliamento (-92 euro) e trasporti (-765 euro), anche a causa dell’invecchiamento della popolazione, di una maggiore diffusione dei pasti fuori casa e del cambiamento nei modelli di mobilità. Per contro crescono i settori legati al tempo libero, alla cultura e alle comunicazioni (+316 euro) e alla sanità (+112 euro)".
Che poi la frenata dei consumi finisca per influenzare, negativamente, anche la ripresa dell'economia, non è un mistero per nessuno.
"Secondo l'Ufficio Studi di Confcommercio - spiegano in piazza Bardella - la spesa pro capite dei residenti (21mila euro nel 2024), seppur in recupero rispetto al 2020 (18mila 600 euro), non tornerà neppure nel 2026 (21mila 500 euro) ai livelli del 2007 (21mila 600 euro). È un comportamento, da parte dei consumatori, influenzato anche dal ricordo di decenni di bassa crescita, sul quale si innestano le preoccupazioni derivanti da talune crisi improvvise (purtroppo pesa ancora molto il ricordo dei mesi tristissimi della pandemia) e non aiuta nemmeno sapere che Padova è la terza città d'Italia in quanto a tasso inflazionistico, con quel 2,9% che sopravanza di un punto tondo tondo il valore dell'inflazione registrata a marzo in Italia (+1,9%), ma anche quello delle altre province venete (se si esclude Belluno, sugli stessi nostri livelli), con Rovigo a +1,5%, Verona a +1,9%, Vicenza a +2,0%, Venezia e Treviso a +2,2%. Senza contare il clima internazionale che rema decisamente contro" .
"Se non fosse per il turismo - ammette Bertin - che con il triplo di presenze sta tamponando l'emorragia dei consumi, i dati sarebbero molto più negativi. Va detto che sulla debolezza dei consumi incidono peraltro anche le basse dinamiche di redditi e salari. Tenendo conto del costo della vita, il potere d’acquisto degli stipendi italiani resta del 26,5% inferiore rispetto a quello tedesco e del 12,2% a quello francese. Una differenza che va leggermente modificata tenendo presente che i contributi sociali in Italia sono più alti che in Germania e Francia, ma che resta comunque significativa (rispettivamente -16,5% e -11%)".
Correttivi a questo stato di cose?
"Quello che, purtroppo, andiamo sostenendo da tempo: servono gli investimenti e le riforme contenute nell’agenda del Pnrr, ma serve anche un deciso Detto diversamente: meno tasse significano più consumi”.
PADOVA 24 APRILE 2025