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SFRATTI: NEL 2024 SONO STATI 330 TRA PADOVA E PROVINCIA, COMUNQUE IN DIMINUZIONE


Sullo sfondo il problema della variazione di destinazione d’uso: da abitativa a turistica
Dell’Uomo (Fimaa Confcommercio Ascom Padova): “il “fine locazione” può essere un’anticipazione del passaggio ad affitto breve o ad un aumento del canone”

Ha destato un senso profondo di tristezza e una montagna di interrogativi la scelta, drammatica, del 71enne di Sesto San Giovanni che, di fronte allo sfratto, ha deciso di suicidarsi.
Un fatto di cronaca che punta i riflettori sulla questione degli sfratti e che in Confcommercio Ascom Padova hanno analizzato sulla base dei dati ufficiali, relativi alle locazioni di tipo abitativo.

Rispetto ad altre province, dove i dati sono più preoccupanti, Padova non sembra vivere una situazione particolarmente grave. Almeno per il momento.
“A parte il fatto che dietro ogni sfratto c’è una situazione difficile che, se analizzata caso per caso, vede criticità sia tra gli affittuari che tra i proprietari – commenta il presidente dell’Ascom Confcommercio, Patrizio Bertin – è evidente che sulla questione si è inserito, prepotentemente, il tema degli affitti brevi”.

Nota la questione: si preferisce destinare l’immobile ad uso turistico nel timore di non rientrare in possesso del bene in tempi che non siano quelli delle calende greche.
“Va detto subito che in tutto il Veneto – precisa Silvia Dell’Uomo, presidente degli agenti immobiliari della Fimaa Confcommercio Ascom Padovanon esiste un solo caso di sfratto per “necessità del locatore”. E’ un dato che testimonia di quanto i proprietari abbiano da tempo abbandonato l’idea che sia possibile tornare in possesso del proprio immobile se non ci sono situazioni a dir poco straordinarie”.

Ad ogni buon conto, nel 2024, per finita locazione, a Padova città si sono registrati 37 sfratti, mentre sono stati 31 quelli annoverati nel resto della provincia per lo stesso motivo. Per morosità, invece, 108 sono stati i casi in città contro i 154 del resto della provincia.
Un totale dunque di 330 casi che sono pur sempre il 12,47% in meno rispetto all’anno precedente.
Significativi, per altri versi, i numeri relativi alle richieste di esecuzione se confrontati con quelli relativi agli sfratti eseguiti. Nel primo caso (richieste di esecuzione) Padova si attesta a quota 431 con un significativo -61,86% mentre sul fronte degli sfratti eseguiti il numero si riduce a 309 con una diminuzione (2024 su 2023) pari al -9,12%.

Numeri ben più alti in altre province venete. A fronte dei 330 sfratti padovani, 406 hanno interessato Treviso, 433 Vicenza e ben 645 Verona.
“Possono essere numeri indicativi – continua Dell’Uomo - soprattutto per quanto riguarda Verona, dove il fenomeno della variazione di destinazione d’uso con gli immobili che si trasformano da uso abitativo ad uso turistico è maggiore. E’ un trend che comunque sta interessando anche Padova e che influisce sulle quotazioni degli appartamenti (ormai vere rarità) messi a disposizione per un affitto normale”.

Ecco allora che il “fine locazione” può sfociare o in affitto breve o in un aumento, anche consistente, del canone di locazione.
“In zona Chiesanuova – conclude Dell’Uomo – recentemente mi è capitato di venire a conoscenza di un  appartamento per il cui rinnovo è stato chiesto un “adeguamento” da 700 a 1.700 euro. Evidente che non c’era nessuna intenzione di rinnovare il contratto!”

PADOVA 10 OTTOBRE 2025