IL TAR CONDANNA AIRBNB AD APPLICARE LA LEGGE SUGLI AFFITTI BREVI (E DUNQUE A PAGARE LE TASSE E A COMUNICARE I NOMINATIVI DEI LOCATARI).
MONICA SORANZO (PRESIDENTE PADOVA HOTELS FEDERALBERGHI ASCOM): “SOTTRATTI ALL’ERARIO BEN 250 MILIONI DI EURO”. I DATI PADOVANI DEL FENOMENO
"I vertici di Airbnb hanno già annunciato che ricorreranno al Consiglio di Stato, ma intanto il Tar del Lazio ha sentenziato che la principale piattaforma online che consente ai privati di affittare il proprio alloggio, deve applicare la legge sugli affitti brevi”.
La presidente di Padova Hotels Federalberghi Ascom non sa se essere più soddisfatta (per la sentenza) o indignata (per la protervia del colosso americano).
“Direi che sono più indignata perché è più di un anno e mezzo che si trascina questa vicenda ai limiti dell’assurdo. E’ dal settembre 2017 che Airbnb dovrebbe essere soggetta alla tassazione sugli affitti brevi riscuotendo la cedolare secca sulle locazioni e comunicando, al tempo stesso, all’Agenzia delle Entrate, i nomi dei locatari ed i relativi redditi. Ebbene, è da settembre 2017 che Airbnb fa orecchie da mercante accampando scuse spesso risibili e sottraendo alle casse dello Stato qualcosa come 250 milioni di euro”.
Decisamente una bella cifra che Federalberghi nazionale ha stimato partendo dal dato fornito dalla stessa Airbnb in sede di giudizio (circa 130 milioni di euro rapportati ai ricavi del 2016) ma evidentemente lievitati se è vero, come è vero, che i 222.787 annunci dell’agosto 2016 sono diventati i 397.314 dell’agosto 2018.
Un fenomeno, quello degli affitti brevi, che a Padova ha un bel giro d’affari. Basti pensare che, in tutta la provincia (sempre dati di agosto 2018) sono ben 1.367 gli alloggi, 820 dei quali concentrati nel comune capoluogo.
Una crescita del 56,05% rispetto ad agosto 2016 con 825 annunci che riguardano appartamenti interi, 930 disponibili per più di sei mesi, 839 gestiti da host che mettono in vendita più di un alloggio, “dati che confermano – continua Soranzo – che non è vero che si tratta di forme integrative del reddito ma di attività economiche a tutti gli effetti che molto spesso fanno capo ad inserzionisti che gestiscono più alloggi”.
Contro questo stato di cose all’Ascom non era sembrato vero che si potesse arrivare, in Veneto, ad un codice identificativo per gli alloggi turistici, ma dopo un iniziale entusiasmo, dovuto al fatto che il provvedimento sembrava in dirittura d’arrivo, tutto è tornato in alto mare, ufficialmente perché si va verso un registro nazionale degli alloggi turistici.
“Se c’è una cosa che infastidisce, e molto – aggiunge la presidente degli albergatori dell’Ascom - è che un certo “racconto” sugli affitti brevi vorrebbe che le nuove formule compensassero la mancanza di offerta quando invece è piuttosto palese che gli alloggi presenti su Airbnb siano concentrati soprattutto nelle grandi città e nelle principali località turistiche, dove è maggiore la presenza di esercizi ufficiali. La conseguenza è che il consumatore risulta ingannato due volte: viene tradita la promessa di vivere un’esperienza autentica e vengono by-passate le norme poste a tutela del cliente, dei lavoratori, della collettività, del mercato”.
Adesso è arrivata la sentenza del Tar. Cambierà qualcosa? Federalberghi nazionale formula un auspicio: "L'opera di bonifica del mercato – sottolinea - è appena agli inizi e confidiamo che il Ministro del Turismo dia seguito in tempi brevi alle misure annunciate durante l'incontro con gli organi direttivi di Federalberghi, che prevedono l'istituzione di un registro nazionale degli alloggi turistici, assegnando ad ognuno di essi un codice identificativo e vietando ai portali di mettere in vendita le strutture che siano prive del codice”.
Un ultimo appunto, che fa riflettere, arriva dal presidente dell’Ascom, Patrizio Berti
n che rileva “come la cronaca padovana, in questi ultimi mesi, ci abbia consegnato episodi di alloggi abusivi non destinati ad accogliere turisti ma, grazie alle forze dell’ordine, individuati come ricettacolo di spacciatori”.
PADOVA 22 FEBBRAIO 2019