DA 58 GIORNI COL NEGOZIO CHIUSO E LA DIPENDENTE IN CASSA INTEGRAZIONE CHE, AL MOMENTO, NON HA PERCEPITO ANCORA UN EURO.
LA “VIA CRUCIS” AFFRONTATA DA UN PICCOLO IMPRENDITORE RACCONTATA DAL SERVIZIO PAGHE DELL’ASCOM CONFCOMMERCIO ATTRAVERSO LE “STAZIONI” DELLA BUROCRAZIA ITALIANA.
IL PRESIDENTE BERTIN: “SENZA RIPARTENZA QUESTE PICCOLE IMPRESE SARANNO SOFFOCATE DALLA BUROCRAZIA”
Questa è la storia … di un imprenditore del terziario, anche lui operante in provincia di Padova che, per rispetto della privacy, chiameremo Ignazio.
Ignazio ha un negozio di merceria e ha una dipendente che, a causa della chiusura obbligatoria dell’esercizio, ha dovuto mettere in cassa integrazione.
Per l’espletamento della pratica, da socio che usufruisce del servizio paghe, si è rivolto ad Ascom Servizi, il “braccio operativo” della Confcommercio padovana. E’ solerte Ignazio, per cui già il 31 marzo, ovvero 24 ore dopo la definizione delle procedure, la sua “domanda di trattamento di integrazione salariale in deroga” è già protocollata nella Pec della Direzione Lavoro della Regione Veneto, ufficio deputato a raccogliere le richieste. E’ la prima, sofferta, stazione della sua via crucis da coronavirus.
Ignazio dunque si mette in attesa ma passeranno la bellezza di 16 giorni perché dalla Direzione Lavoro della Regione Veneto arrivi il decreto (seconda stazione) che autorizza la cassa integrazione in deroga, decreto che, per competenza, viene trasmesso all’Inps il quale, il 21 aprile, cioè ieri (terza stazione), comunica l’accettazione della domanda.
“Per la liquidazione – scrive l’Inps al nostro Ignazio – in favore dei beneficiari delle somme in oggetto … è necessario l’invio del prescritto flusso SR41, debitamente compilato in ogni sua parte”.
All’Ascom Servizi compilano subito (quarta stazione) il “flusso SR41”, che altro non sarebbe se non l’ennesimo modello, e lo inviano seduta stante.
“Adesso – commenta il presidente dell’Ascom Confcommercio, Patrizio Bertin – siamo curiosi di conoscere quando l’assegno verrà liquidato alla dipendente. Nel frattempo, dalla chiusura del negozio, sono passati 58 giorni e non si intravvedono spiragli per una ripartenza che, se non sarà tempestiva, metterà al tappeto soprattutto questa tipologia di piccole imprese, lige alle regole ma che proprio da queste rischiano di essere soffocate”.
PADOVA 22 APRILE 2020