LE SCUOLE DI LINGUE IMPOSSIBILITATE A LAVORARE PERCHE' AGGANCIATE ALLA CHIUSURA DELLE SCUOLE DI OGNI ORDINE E GRADO.
LA PRESIDENTE ELENA MORELLO (ASCOM CONFCOMMERCIO PADOVA): "FORSE FARE DI TUTTA UN’ERBA UN FASCIO FA FARE A QUALCUNO SOGNI TRANQUILLI , MA A NOI – CHE DELL’INSEGNAMENTO LINGUISTICO FACCIAMO IL NOSTRO LAVORO – I PRESSAPOCHISMI NON PIACCIONO!"
Ha atteso, paziente, per ben due mesi, poi ha ritenuto che fosse doveroso uscire allo scoperto.
Così Elena Morello, presidente delle scuole di lingue associate all'Ascom Confcommercio di Padova, in una lunga lettera prima sottoposta ai colleghi e poi veicolata all’Associazione Nazionale Servizi Linguistici di Confcommercio, FEDERLINGUE, che già si è mossa con decisione a livello nazionale grazie alla sua Presidente, ha evidenziato le storture di un sistema Paese che sembra fatto apposta per dividere tra figli e figliastri.
"Con i colleghi locali e del consiglio nazionale di FEDERLINGUE - attacca Morello - condividiamo un disagio che, giorno dopo giorno, sta inasprendo gli animi e rischia, se non viene immediatamente gestito, di portare a conseguenze irreparabili”.
Il motivo è presto detto: agganciate alle scuole di ogni ordine e grado, le scuole di lingue sembrano avere solo i divieti di quelle e nessun vantaggio.
"I nidi e la scuola dell'infanzia - continua la presidente – hanno giustamente avviato un dibattito, frutto senz'altro del fatto che anche quelle scuole, come le nostre, sono spesso attività economiche private che per sopravvivere hanno bisogno di lavorare e svolgono al contempo un importante ruolo sociale. Per il resto, però, a parte qualche disquisizione sugli esami e le Università, il tutto viene rinviato senza troppi patemi a settembre. Evidentemente ragionare per macro-categorie fa pensare di aver compiuto sufficientemente il proprio dovere!".
E' volutamente polemica Elena Morello: "Abbiamo bisogno di vedere regolamentati gli spazi, le affluenze, il numero di addetti / studenti, gli eventuali turni di lavoro visto che lavoriamo (lavoravamo) per oltre 8 ore al giorno e spesso anche il fine settimana, aspetto questo che mette in luce anche la necessità di rivedere la contrattazione nazionale cui facciamo capo, richiamata di recente proprio per poter addire alla cassa integrazione per i nostri dipendenti con non poche difficoltà".
La presidente lamenta di essere stata lasciata in una sorta di limbo: "La nostra categoria, pur nella valanga crescente di DPCM, ordinanze, circolari e FAQ, non viene mai citata in maniera esplicita nonostante si occupi di formazione a tutti i livelli, quasi a voler far passare il concetto che può bastare una somministrazione in piccole dosi di smart working per metterci a tacere".
Invece hanno voglia di parlare le scuole di lingue per chiedere indicazioni precise sui distanziamenti, sul rapporto studenti / metro quadro, sulla sanificazione e, nello specifico, anche sull'uso delle mascherine.
"Quello che ormai sembra l'unico dato veramente assodato a livello generale - continua Morello - ovvero l'uso della mascherina, nel nostro caso diventa argomento di valutazione supplementare perché nell'insegnamento di una lingua straniera il labiale è elemento fondamentale come lo è la qualità del suono".
Protezione e distanze più che raddoppiate potranno garantire tutto questo?
"E' una delle risposte - conclude la presidente delle scuole di lingue dell'Ascom Confcommercio di Padova - che speriamo arrivino prima di una ripartenza che non può essere quella delle scuole di ogni ordine e grado, soprattutto se queste, alla faccia della socializzazione che qualsiasi pedagogista vi dirà essere essenziale per l'apprendimento, continuano ad essere considerate quasi un superfluo, qualcosa di cui si può fare tranquillamente a meno e che invece è ulteriore elemento di garanzia di un apprendimento efficace. Noi invece non possiamo fare a meno del lavoro e per questo chiediamo di essere considerati per ciò che siamo: imprese che versano contributi, pagano tasse, hanno affitti e mutui da pagare, fornitori da saldare, bollette in scadenza e nessun paracadute se non i 600 euro e una cassa integrazione ancora di là da venire!"
Padova 8 maggio 2020