Lo scorso 25 gennaio, il Consiglio dei Ministri ha approvato – in via definitiva, dopo i pareri espressi dalle Commissioni parlamentari competenti – il decreto attuativo della riforma fiscale che introduce nel nostro ordinamento tributario il “concordato preventivo biennale” per i contribuenti IVA di minore dimensione che – al fine di contrastare l’evasione e l’elusione fiscale – mira a rivoluzionare la fase di accertamento e di controllo da parte dell’Agenzia delle Entrate, ponendo al centro del progetto l’adempimento spontaneo da parte dei contribuenti.
Il decreto è in corso di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale.
- “Concordato preventivo biennale”: di cosa si tratta?
Il “concordato preventivo biennale” è la possibilità per le imprese di minore dimensione ed i lavoratori autonomi di aderire ad una proposta sviluppata dall’Agenzia delle Entrate sulla base dei dati in suo possesso (quali, ad esempio, i dati della fatturazione elettronica; i dati della trasmissione telematica dei corrispettivi; i dati degli ISA), versando all’Erario le imposte dirette (IRPEF, IRES, IRAP), pattuite per due anni con l’Amministrazione finanziaria senza, di conseguenza:
- versare ulteriori imposte nel caso di maggior reddito conseguito nell’anno successivo;
- ricevere alcun tipo di controllo da parte della medesima Amministrazione finanziaria.
Per i soggetti che aderiranno alla proposta resteranno solo gli obblighi relativi agli adempimenti ed ai versamenti ai fini dell’IVA, mentre verranno meno tutti quelli relativi alle imposte sui redditi (quali, ad esempio, la presentazione della dichiarazione dei redditi).
In tal modo, il “concordato preventivo biennale” renderà più collaborativo, più trasparente e meno coercitivo il rapporto Fisco-contribuenti.
La versione originaria dello schema di decreto prevedeva che potevano accedere alla proposta di “concordato preventivo biennale” solo gli imprenditori ed i lavoratori autonomi che avessero conseguito ai fini degli ISA un “voto in pagella” pari o superiore ad 8 (ossia, i cosiddetti “contribuenti virtuosi” con il Fisco. Ad oggi, i piccoli imprenditori ed i lavoratori autonomi che raggiungono un voto pari o superiore ad 8 sono circa il 33%).
Ma delimitare il “concordato preventivo biennale” solo ai “contribuenti virtuosi” avrebbe avuto poco senso, perché questi contribuenti sono già – in linea di massima – in regola con il Fisco.
Bisognava, pertanto, ampliare la platea dei soggetti che potessero beneficiare del “concordato preventivo biennale”, facendo rientrare anche i “contribuenti non virtuosi” (ossia, i contribuenti con un voto in pagella inferiore ad 8).
Questo anche al fine di recuperare gettito per l’Erario (il Ministero dell’Economia e delle Finanze stima che dal “concordato preventivo biennale” possa derivare un maggior gettito di circa 1,8 miliardi di euro in due anni). Recependo le osservazioni formulate dalle Commissioni parlamentari competenti, in sede di approvazione definitiva del decreto sul “concordato preventivo biennale”, il Governo ha, quindi, eliminato il “paletto” del voto 8 in pagella ai fini degli ISA, consentendo, in tal modo, l’accesso all’istituto anche ai “contribuenti non virtuosi”.
Altra modifica importante apportata al decreto riguarda la tempistica di adesione al concordato. Infatti, il software che determinerà la proposta di concordato verrà messo a disposizione dei contribuenti e degli intermediari entro il 15 giugno 2024, e si potrà aderire alla proposta entro il 15 ottobre 2024. In tal modo, viene concesso ai soggetti IVA interessati un adeguato lasso temporale per poter valutare, attentamente, i pro ed i contro della proposta di adesione.
In merito al “concordato preventivo biennale”, il Viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, ha evidenziato che un ruolo determinante per il successo del “concordato preventivo biennale” lo giocheranno i professionisti e le Associazioni di Categoria e – per quanto riguarda i contribuenti che non aderiranno alla proposta di concordato – ha precisato che non ci sarà “nessuna caccia alle streghe”.
L’intenzione è solo quella di sfruttare i dati presenti nell’Anagrafe Tributaria per chiedere ai contribuenti le ragioni dei disallineamenti tra il reddito dichiarato e gli elementi in possesso dell’Agenzia delle Entrate. Se tali contribuenti saranno in grado di giustificare tali disallineamenti non ci sarà alcuna conseguenza per loro.
L’applicazione del concordato sarà graduale, con l’obiettivo di fondo di una crescita progressiva dell’adempimento spontaneo da parte dei soggetti IVA.
In questo scenario, un ruolo fondamentale lo giocheranno gli intermediari che assistono le imprese e, quindi – oltre ai professionisti – anche le nostre società di servizi.
Infatti, al fine di una attenta valutazione dei vantaggi e degli svantaggi della proposta di concordato, sarà indispensabile l’assistenza e la consulenza alle imprese e ai lavoratori autonomi delle società di servizi delle nostre Associazioni territoriali.