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Effetti dell'incostituzionalità della Robin Tax: Circolare |
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Con Circolare 28 aprile 2015, n. 18, l'Agenzia delle Entrate, ha fornito delle precisazioni in merito agli effetti fiscali conseguenti alla declaratoria di incostituzionalità della Robin Hood Tax (Rht) per il settore energetico e ha dato risposta ad alcuni dubbi interpretativi posti di recente all'Agenzia sull'applicazione di detta addizionale IRES. In particolare, la Circolare precisa che la declaratoria di incostituzionalità della Rht non produce effetti sulle obbligazioni tributarie riguardanti periodi d'imposta chiusi prima del 12 febbraio 2015 (giorno successivo alla pubblicazione in G.U. della sentenza della Corte Costituzionale 11 febbraio 2015). Pertanto:
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Scomputabile l'acconto del bollo sui documenti informatici: Risoluzione |
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Con Risoluzione 28 aprile 2015, n. 43, l'Agenzia delle Entrate ha fornito chiarimenti in merito al pagamento dell'imposta di bollo su documenti informatici rilevanti ai fini tributari, a seguito delle modifiche introdotte dal D.M. 17 giugno 2014. In particolare, l'Agenzia, dopo aver ricordato che l'assolvimento dell'imposta di bollo su documenti informatici deve avvenire tramite F24 telematico entro 120 giorni dalla chiusura dell'esercizio, ha precisato che l'acconto dovuto per il 2014, già versato con il modello F23 cartaceo, può essere scomputato dal pagamento da effettuare in un'unica soluzione con l'F24 telematico entro il 30 aprile 2015. Se l'acconto versato risulta superiore all'imposta effettivamente dovuta, la differenza può essere richiesta a rimborso. |
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Controlli automatizzati sul 770 non sufficienti a provare l'omissione contributiva |
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In materia di omissioni contributive, la Corte di Cassazione ha chiarito che i soli controlli automatizzati sul modello 770 non sono sufficienti, di per sé, a provare l'omesso versamento delle ritenute previdenziali e configurare, pertanto, il relativo reato. Nella Sentenza n. 17710 del 28 aprile 2015, la Suprema Corte, accogliendo il ricorso di un'impresa, ha sentenziato che il solo contenuto del modello 770 non è sufficiente a provare l'elemento costitutivo rappresentato dal rilascio ai sostituiti delle certificazioni attestanti le ritenute effettivamente operate. Si segnala, peraltro, che la sentenza di cui sopra è contraria all'indirizzo che ormai costituisce giurisprudenza prevalente, dato dalla stessa Corte, secondo il quale il reato di omesso versamento di ritenute certificate può essere provato mediante documenti, testimoni o indizi, tra i quali rientrano anche i controlli automatizzati sul 770. |
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Manutenzione degli indumenti di lavoro a carico del datore |
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Secondo la Corte di Cassazione non spetta al dipendente ma al datore di lavoro (nel caso di specie un'azienda attiva nella raccolta e nello smaltimento dei rifiuti) provvedere alla manutenzione degli indumenti di lavoro, compreso il lavaggio degli stessi. In particolare la Suprema Corte, con la Sentenza n. 8585 del 28 aprile 2015, ha precisato che l'idoneità degli indumenti di protezione, che il datore deve mettere a disposizione dei lavoratori, deve sussistere non solo nel momento della consegna degli indumenti stessi, ma anche durante l'intero periodo di svolgimento dell'attività lavorativa. Pertanto, essendo il lavaggio indispensabile per mantenere gli indumenti in stato di efficienza, lo stesso non può non essere a carico del datore di lavoro. |
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Socio lavoratore: applicabili i minimi retributivi del CCNL Cooperative |
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In materia di retribuzione per i soci di cooperative, il Ministero del Lavoro ha chiarito che la stessa non può risultare inferiore a quella prevista per i lavoratori dipendenti nel CCNL sottoscritto da LegaCoop e ConfCooperative. Nello specifico il Ministero del Lavoro, con la Lettera Circolare n. 7068 del 28 aprile 2015, ha precisato che, anche a seguito della sentenza della Corte Costituzionale n. 51/2015, al socio lavoratore subordinato spetta la corresponsione di un trattamento economico complessivo non inferiore ai minimi previsti dalla contrattazione collettiva di settore. |
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Il datore subentrante risarcisce se non versa alla cassa sanitaria dopo il passaggio di dipendenti |
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Con la Sentenza n. 8594 del 28 aprile 2015, la Sezione Lavoro della Corte di Cassazione interviene in merito al risarcimento delle spese sanitarie sostenute in caso di mancato versamento alla cassa sanitaria prevista dalla contrattazione collettiva. In particolare, la Suprema Corte ha riconosciuto il risarcimento al lavoratore che, a seguito di un passaggio per operazione societaria, non si era più visto versati i contributi alla cassa sanitaria ai quali aveva provveduto il precedente datore di lavoro. Nonostante il nuovo assetto proprietario avesse provveduto a degli esborsi una tantum decisi unilateralmente e il danno reale al lavoratore non sia quantificabile, il datore è condannato al risarcimento del danno richiesto dal lavoratore. |
