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17/09/2015 - Bancarotta per l'amministratore che non paga IVA e contributi: Sentenza Cassazione

Bancarotta per l'amministratore che non paga IVA e contributi: Sentenza Cassazione

Con Sentenza 16 settembre 2015, n. 37527, la Corte di Cassazione ha stabilito che rischia una condanna per bancarotta l'amministratore che non paga sistematicamente IVA e contributi.

In tema di bancarotta fraudolenta fallimentare, la giurisprudenza ha affermato che le operazioni dolose di cui all'art. 223, comma 2, n. 2, Legge fallimentare possono consistere nel compimento di qualunque atto intrinsecamente pericoloso per la salute economica e finanziaria dell'impresa e quindi anche nel mancato pagamento dei contributi previdenziali e dei debiti tributari con carattere di sistematicità.

Inoltre la Corte spiega che l'elemento soggettivo richiesto non è l'intenzionalità dell'insolvenza ma consiste nella consapevole diminuzione della garanzia dei creditori e dello squilibrio economico derivanti dalla propria azione.

 

Perde l'agevolazione prima casa il contribuente che trasferisce la residenza con un ritardo di soli 7 giorni: Cassazione

Con Ordinanza 16 settembre 2015, n. 18188, la Corte di Cassazione ha precisato che perde le agevolazioni fiscali previste per la prima casa il contribuente che trasferisce la residenza oltre il termine previsto, anche qualora il ritardo sia di soli 7 giorni.

In particolare, i Giudici non hanno dato rilevanza all'esiguità del ritardo, confermando invece che il trasferimento della residenza:

  • deve avvenire entro il termine di 18 mesi dalla data dell'atto di acquisto dell'immobile adibito ad abitazione principale;
  • è comprovato esclusivamente dalla certificazione anagrafica e non da "risultanze fattuali".

 

Infortuni sul lavoro: datore sempre corresponsabile se l'impalcatura è incompleta

In materia di infortuni sul lavoro, la Corte di Cassazione ha ribadito la responsabilità del datore di lavoro per l'infortunio occorso al lavoratore se l'impalcatura sulla quale questi lavorava era incompleta e sprovvista della rete di sicurezza.

Se il principio sembra palese, nella Sentenza n. 37598 del 16 settembre 2015 la Corte Suprema lo applica anche nel caso in cui il lavoratore operi senza le necessarie imbracature e al di fuori dell'orario di lavoro. Sebbene la condotta dell'operaio sia considerata "anomala" e in violazione delle norme sulla sicurezza, infatti, le conseguenze della caduta potevano essere mitigate qualora l'impalcatura di protezione fosse stata completa: il datore pertanto è considerato corresponsabile per l'infortunio e, di conseguenza, condannato.

 

Lavoratori dipendenti INPGI: possibilità di accesso al Fondo di garanzia della posizione previdenziale complementare INPS

L'INPS, con il Messaggio n. 5737 del 16 settembre 2015, interviene, a seguito delle richieste di chiarimento pervenute, in merito alla possibilità di accogliere domande di prestazione riguardanti il Fondo di Garanzia della posizione previdenziale complementare da parte di lavoratori subordinati iscritti all'INPGI.

A tale riguardo, l'Istituto precisa che, in presenza dei requisiti di accesso indicati nella Circolare INPS n. 23/2008, anche i lavoratori subordinati iscritti all'INPGI possono richiedere l'intervento del Fondo in questione che, si ricorda, è istituito esclusivamente presso l'INPS.

Riconoscimento della qualifica di dirigente senza l'investitura formale del datore

Secondo la Corte di Cassazione per il riconoscimento della qualifica dirigenziale non è necessaria l'investitura formale da parte del datore di lavoro, in quanto l'inquadramento deve corrispondere soltanto alle relative mansioni svolte di fatto senza essere subordinato ad atti unilaterali del datore.

In particolare la Suprema Corte, con la Sentenza n. 18165 del 16 settembre 2015, ha sottolineato che va considerato un vero dirigente soltanto l'alter ego dell'imprenditore, che ha poteri e discrezionalità tali da influire sull'organizzazione complessiva dell'azienda.