LA”FIERA DEL SANTO”, OVVERO FAR TESORO DELLA STORIA PER VINCERE LA PARTITA DEL FUTURO
La mia proposta sulla “Fiera del Santo”, che tanto riscontro ha avuto nei giorni scorsi sulle pagine dei quotidiani ed in tv, forse merita di essere precisata.
Non perché non sia stata colta nel suo significato più genuino, ma perché è una componente di un “trittico” di iniziative che, nel suo sviluppo completo, dovrebbe poter prevedere addirittura una quarta azione (che spiegherò più avanti) a sostegno non solo del commercio, ma dell’intera economia padovana.
Vediamo dunque di procedere con ordine.
La “Fiera del Santo”. Si tratterebbe di una sorta di ritorno alle origini per Padova e per i suoi commerci. Non dobbiamo infatti dimenticare che Andrea Memmo immaginò di fare del Prato della Valle un luogo che potesse ospitare in maniera funzionale gli eventi fieristici storicamente lì localizzati. Non solo: la stessa Fiera Campionaria, prima fiera di campioni italiana, datata 1919, altro non è se non l’estensione di quella “Fiera del Santo” che fa data fin dal 1775 e che, nonostante la guerra fosse finita da soli pochi mesi, seppe diventare un appuntamento imperdibile non tanto perché fu inaugurata dallo stesso re Vittorio Emanuele, ma anche perché le industrie fecero a gara per presentare le “novità”. Una di queste, forse la più famosa, è l’Aperol che la F.lli Barbieri presentò in quell’occasione e che, in quanto a segreti della formula e successo di vendite, non ha nulla da invidiare all’americana Coca Cola. Ma che il progetto fosse ambizioso lo testimoniò già l’anno successivo il concerto del maestro Arturo Toscanini e ancor di più la consegna, chiavi in mano, del nuovo quartiere fieristico già nel 1921!
Tutto questo per dire che non dobbiamo sforzarci di inventare nulla. Semmai dobbiamo fare memoria della nostra storia e riprenderci un orgoglio di cui, forse, abbiamo un po’ smarrito le coordinate.
Ecco perché sono tornato a parlare di “Fiera del Santo”: per fare in modo che Padova, da aprile e fino al 13 giugno, sappia riportare in città le migliaia di persone che a Padova venivano fin dal Medioevo perché l’avevano eletta prima di tutto “capitale religiosa” ma al tempo stesso anche “capitale commerciale” di una vasta area che non interessava solo le regioni italiane del Nordest ma la cui risonanza era in grado di valicare i confini facendo della città del Santo uno dei centri più vivaci dell’intero continente.
Certo, nell’anno di grazia 2011, bancarelle e negozi aperti non sono sufficienti. Servono eventi culturali di prestigio (nel ’20 venne Toscanini, il top dei top per quell’epoca!), servono sinergie a 360 gradi con il coinvolgimento di tutti gli attori in campo (penso a Palazzo Zabarella e alle sue mostre), ma servono anche scelte precise e fine dei tentennamenti.
Due anni bastarono per realizzare il quartiere fieristico, due anni devono bastare per realizzare il Centro Congressi che, nella mia idea, dovrebbe poter rappresentare il quarto elemento da affiancare al “trittico” di iniziative per dare a Padova, al suo territorio e alle sue terme, un’occasione valida 365 giorni l’anno per fare business.
Un business che dalla “Fiera del Santo” avrebbe una spinta propulsiva di notevole impatto e che dovrebbe essere corroborata, nel corso della bella stagione, da quell’”Estate Carrarese” (secondo elemento del “trittico”) che l’assessore Colasio fa bene a pensare in grande.
Il tutto, come ho avuto modo di indicare quando nei giorni scorsi ho lanciato l’idea, dovrebbe poi concludersi con quel “Grande Natale a Padova” (terzo elemento) che quest’anno ha avuto il suo prologo ma che il favore col quale è stato accolto ci autorizza a candidarlo come un contenitore in grado di convogliare persone e affari verso la nostra città fin dalla metà di novembre andando incontro, in questo modo, ad uno specifico suggerimento che ci è stato fatto dagli associati intervistati dal nostro Ufficio Studi e che, per la stragrande maggioranza, hanno promosso a pieni voti il “Grande Natale”.
Dunque si tratta di agire. Ripeto: la storia ci dice che tutto, e anche di più, è possibile. L’attualità, per contro, ci dice che se non cogliamo il momento e se non sappiamo decidere in fretta, ci sarà qualcun altro in grado di sopravanzarci. In quel caso, credo, la storia non sarà benevola con noi!
19 gennaio 2011